mercoledì 28 marzo 2012

«MARIA,PRIMA EDUCATRICE» La Vergine di Nazaret, «sapiente maestra di cristianesimo e di speranza affidabile».

A Maria di Nazareth, prima educatrice e icona viva cui si ispira tutto il cammino pedagogico tracciato da Santa Giovanna Antida, vogliamo dedicare la nostra riflessione iniziale su questo blog nascente, dopo la lettura delle "Linee educative" pubblicate nel precedente thread, che costituiscono un pilastro portante di tutta l'operatività della Consulta Scolastica e che vengono inserite nei "Documenti" che corredano questo blog.
   A Maria chiediamo vicinanza e aiuto  e sotto la Sua augusta protezione poniamo tutte le nostre riflessioni e i nostri propositi pedagogici e formativi.
______________________________________

La Conferenza episcopale italiana, nel documento dal titolo “Educare alla vita buona del Vangelo”, ha presentato e proposto i suoi orientamenti pastorali , soffermandosi su un  tema oltre che importante,  assai urgente in quanto è sotto agli occhi di tutti la grande aporia educativa in cui versa, sotto diversi versanti, il nostro Paese.

 Dinanzi a questa vera e propria emergenza culturale, educazionale, sociale, religiosa ed ecclesiale, non rimane che dare fondo alla grande e indispensabile risorsa che è e rimane la persona e il Vangelo di Gesù Cristo, accolto come maestro, pedagogo e Signore. La strategia della Chiesa è e rimane, come dicevamo, Cristo e il suo Vangelo nella consapevolezza, asseriscono giustamente i vescovi italiani, che ad essi «sta a cuore la proposta esplicita e integrale della fede, posta al centro della missione che la Chiesa ha ricevuto dal Signore. Questa fede vogliamo annunciare, senza alcuna imposizione, testimoniando con gioia la bellezza del dono ricevuto, consapevoli che porta frutto solo quando è accolto nella libertà. Il Vangelo fa emergere in ognuno le domande più urgenti e profonde, permette di comprenderne l'importanza, di dare ordine ai problemi e di collocarli nell'orizzonte della vita sociale» (Educare alla vita buona del Vangelo, 4).

L'orizzonte della vita sociale del nostro Paese, come in altre realtà occidentali, appare sfibrato, cinicamente disincantato, dislocato, disorientato nel senso che non c'è un centro a cui guardare e a cui dirigersi in ordine a una "vita buona", nella «prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente » …Cristo e il suo Vangelo sono la terapia d'urto, mediante una profonda e pertinace revisione della formazione ed educazione delle attuali generazioni, per riprenderci la vita buona e la speranza affidabile di cui abbiamo tutti bisogno. A Maria, madre del Signore, stella dell'evangelizzazione, sapiente maestra di cristianesimo e di speranza affidabile, i vescovi in unione con Benedetto XVI affidano questo impegnativo cammino dell'educazione integrale.

…Per un serio rilancio della comune corresponsabilità educativa da cui nessuno può estraniarsi per essere veramente solidale con le angosce e le speranze dell'umanità (Gaudium et spes, 1). In questo ci accompagnerà l'esemplare vicenda storica e la splendida icona teologale di Maria di Nazaret, donna che è stata educata, istruita e performata dalla Parola di Dio, riuscendo a dare senso pieno alla sua esistenza cristica e al suo servizio materno verso di noi risvegliando, in ogni persona di buona volontà e di responsabile libertà, «quella passione educativa, che è passione dell'"io" per il "tu", per il "noi", per Dio, e che non si risolve in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione di princìpi aridi » (Benedetto XVI ai vescovi italiani, 27 maggio 2010), ma che si incentra nella realizzazione della carità agapica, vero fondamento di una educazione integrale: orizzontale, pro hominibus; verticale, coram Deo…

In una società dai valori incerti è molto importante educare a coltivare i sani e congrui valori crocifissi da un certo e persistente nichilismo, "ospite inquietante" che si annida in tanti giovani e meno giovani della nostra contemporaneità: il "nichilismo", la parola nella quale si riassume, come in una cifra luciferina, l'intera crisi della cultura contemporanea: «Che cosa significa nichilismo? Che i valori supremi si svalutano » (Nietzsche).

Benedetto XVI nella sua lettera sull'emergenza educativa, non solo presenta lagnanze, fotografa la non facile situazione dell'aporia educativa-formativa in un "tempo di idoli" ed insieme in un "tempo infedele" come il nostro, ma da uomo e pastore esperto e responsabile propone la forma di una vera, sana ed attuale educazione; percorso che deve appassionare e coinvolgere tutti facendo leva:

1) sulla presenza amorevole e premurosa dell'educatore, nella consapevolezza che si educa l'altro/a donandosi sinceramente; 
2) sulla convinzione che anche la sofferenza fa parte della formazione educativa;
3) sull'incentivazione e alla comprensione dell'importante valore della disciplina (su cui insisteva tanto I. Kant nella sua pedagogia);
4) sull'autorevolezza pedagogica del formatore. L'educazione, lo si sa sin dall'antichità, è dovere ed è un investimento molto importante per ogni società civile e religiosa; occorre avere pazienza, passione, competenza e tenacia perché essa ripaga in termini umani, ideali, culturali e professionali. 

Gli ideali e i valori "dimenticati" o "oscurati" o "dismessi" e che vanno in modo nuovo riproposti alle giovani leve dell'umanità, richiedono, occorre ribadirlo, la presenza accanto ai giovani delle famiglie, delle comunità, degli educatori in genere, per non lasciarli soli e sostenerli nei momenti di difficoltà e delle scelte coraggiose.
(Salvatore M. Perella, osm - Dal Mensile mariano “Maria, madre di Dio”)

martedì 20 marzo 2012

EDUCARE: UN'ESPRESSIONE DELL'AMORE - Linee educative secondo il carisma delle Suore della Carità

 In esordio di questo  blog pubblichiamo, in sintesi essenziale, le "Linee educative" elaborate a suo tempo dalla Congregazione, attualissime , suscettibili di una rinnovata e comune  riflessione  in tutte le scuole paritarie SdC e in tutti i "luoghi" educativi in cui la presenza delle suore e di tanti laici impegnati coniuga incessantemente il progetto educativo voluto da Santa Giovanna Antida con quello che oggi la Chiesa propone ai credenti e a tutti gli operatori pastorali. Sono linee che contengono i paradigmi di ogni progetto educativo e didattico e che per ogni operatore scolastico, per ogni promotore di Educazione secondo il carisma delle SdC, sono decisamente irrinunciabili.

                          EDUCARE: UN’ESPRESSIONE DELL’AMORE

INTRODUZIONE

Premessa

Attraverso l'azione educativa, noi Suore della Carità intendiamo essere fedeli al carisma ricevuto e ravvivarlo, accogliendo le parole che il Papa Giovanni Paolo II ci ha rivolto: "Vi invito a testimoniare generosamente il vostro amore per Gesù Cristo, nel servizio spirituale e temporale dei poveri, aprendo sempre più largamente il vostro sguardo sulle nuove forme di povertà che nei nostri giorni feriscono tanti uomini e donne e impediscono loro di vivere nella dignità di figli di Dio. Voi sarete allora ogni giorno la mano compassionevole di Cristo e della Chiesa, tesa verso i poveri e i piccoli, che Dio ama. La vostra azione sarà anche, per tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà, una chiamata a praticare più intensamente la carità" (27.03.1999).

 Noi, che nel corso di due secoli abbiamo maturato uno stile educativo plasmato dall’esempio e dagli insegnamenti della nostra Fondatrice, ci sentiamo oggi direttamente coinvolte nel cercare di rispondere alle sfide poste da un mondo in rapido cambiamento, attraversato da molte contraddizioni, bisognoso di ritemprare la coscienza e lo spirito degli uomini per dare un senso alla storia del nuovo millennio. Nel nostro impegno educativo pertanto non ci fermiamo ai bisogni temporali, la salvezza piena dell’uomo è ciò che a noi è più caro di qualsiasi altra cosa, quello che anima l’ardore della nostra missione, quello che vogliamo ricercare instancabilmente con Santa Giovanna Antida (cfr. R. 1820, p. 189).

Il contesto

Con l’intuizione propria di chi è vicino al cuore di Dio, Giovanna Antida ha compreso fin dall’inizio della sua missione che l’educazione è una delle espressioni più alte e più ricche dell’amore.
«Solo chi ama educa - afferma il Papa, all’Assemblea plenaria per l’educazione cattolica il 14.11.1995 - perché solo chi ama sa dire la verità che è l’amore. Dio è il vero educatore perché “ Dio è amore”. Ecco allora il nucleo, il centro incandescente di ogni attività educativa: collaborare alla scoperta della vera immagine che l’amore di Dio ha impresso indelebilmente in ogni persona e che viene conservata nel mistero del suo stesso amore. Educare significa riconoscere in ogni persona e pronunciare su ogni persona la verità che è Gesù, perché ogni persona possa diventare libera».

L’educazione libera la persona dalle schiavitù che le sono imposte, libera dalle schiavitù ancora più strette e tremende che essa stessa si impone.
L’educazione, afferma Jacques Delors, è uno dei mezzi principali per promuovere una forma più profonda e più armoniosa dello sviluppo umano, e quindi per ridurre la povertà, l’esclusione, l’ignoranza, l’oppressione e la guerra.
                                                                        . . .
Il documento ed il suo significato

In Italia, come Suore della Carità ci sentiamo chiamate ad un coraggioso rinnovamento nell’avventura dell’educazione, convinte che l’eredità preziosa dell’esperienza di duecento anni di vita della Congregazione manifesti la sua fecondità soprattutto nella capacità di un sapiente ripensamento del passato, per vivere il presente e anticipare il futuro.
Pertanto questo documento, destinato alle Suore della Carità impegnate nel servizio educativo e ai laici che ne condividono la missione, vuole essere una risposta, per quanto breve e incompleta, a tali provocazioni e vuole offrire alcune linee educative per ravvivare il nostro lavoro e la nostra presenza nella formazione di giovani e meno giovani.
Esso è uno strumento di lavoro per aiutarci a costruire e verificare itinerari educativi, calandoli nel contesto culturale e geografico della realtà in cui viviamo.
Cerchiamo insieme di tradurre queste semplici indicazioni nell’esperienza concreta dei nostri ambienti operativi e delle nostre realtà: esse si caricheranno di tutto il loro significato e di novità di vita.

Continuiamo a qualificare la nostra identità carismatica nel servizio educativo, nutrendoci dell’esperienza spirituale che sta all’origine della nostra vocazione di Suore della Carità, ridisegnandola oggi nel contesto della società attuale.

1. GIOVANNA ANTIDA EDUCATRICE

1.1 Il progetto di Giovanna Antida

Accogliendo il mandato della Chiesa di "ristabilire la fede e i buoni costumi", Giovanna Antida ha dato vita ad un'esperienza di educazione che ha investito tutti i campi della sua opera, dall'ospedale alla scuola, dal carcere ai bambini abbandonati, dagli emarginati alle nuove povertà.
Giovanna Antida non perde tempo: appena le è possibile, con le giovani che a lei si uniscono e che costituiscono la prima comunità educante, predispone opere diverse per servire e istruire i poveri e risponde senza indugio agli appelli che le giungono da ogni parte, perché è profondamente convinta di aver ricevuto da Dio, tramite la Chiesa, la missione di servire i poveri nei loro bisogni spirituali e temporali, in qualunque luogo si trovino, di insegnare ai poveri a conoscere ed amare Dio. Ella si sente chiamata a vivere con le sue compagne come testimone dell’amore di Dio e ad annunciarLo ai poveri attraverso gli umili servizi da prestare loro giorno dopo giorno.
Giovanna Antida consumata dal fuoco della carità diceva che "avrebbe attraversato i mari, sarebbe andata in capo al mondo, se avesse creduto che Dio lo volesse per procurare la sua gloria" (STdB, in LD, p. 632; cfr. L.ML 28.02.1813, in LD, pp. 224-225). Accanto alla scuola fa crescere le opere di misericordia in un unico progetto pedagogico, in cui l'educazione è la pietra angolare, poiché offre contemporaneamente formazione della coscienza e opportunità per inserirsi dignitosamente nella società. L'educazione è infatti il più alto servizio che si può rendere ad un povero.
Scuola ed opere di carità, per Giovanna Antida si fondono in un solo progetto di educazione alla solidarietà.

1.2 La passione per Dio e per l’uomo

L’anima dell’educazione per S. Giovanna Antida è la passione per Dio e per l’uomo: “l’amore e il servizio di Dio sono inseparabili da quello del prossimo” (cfr. MSR, in LD, p. 531).
Questa stessa passione è ciò che può e deve caratterizzare anche l'azione di coloro che scelgono di lasciarsi contagiare dall’esempio di Santa Giovanna Antida. Le conoscenze, le competenze, il servizio sono aride informazioni e sterili azioni, senza la passione per Dio e per l’uomo. Questa deve diventare messaggio di vita, relazione che nutre, energia che dà forma alla persona; prima di tutto a quella dell'educatore, proprio in quanto educatore, chiamato anch’egli ad imparare.
I Vangeli ci mostrano Gesù che, davanti alle moltitudini sfinite e desiderose di verità, prova compassione: per questo dà loro da mangiare e inizia ad insegnare.
Giovanna Antida segue l’esempio del Maestro:

- come Gesù cerca Dio Solo, in atteggiamento di incessante preghiera, di accoglienza e di adorazione della Sua volontà;

- come Gesù si mette al fianco dei più fragili e dei più deboli, trasformando la compassione in tenerezza verso ogni uomo ed ogni donna.

1.3 Gesù Cristo… i poveri

Gesù Cristo è la nostra vita, come lo è stato per Giovanna Antida, nel mistero della sua Incarnazione, della sua Morte e della sua Risurrezione:

· Gesù Cristo che porta la Buona Novella ai poveri e che si è identificato con essi;
· Gesù Cristo che si mette a servizio e lava i piedi dei suoi discepoli.

La nostra Regola di Vita ci richiama a questo:

Sotto forme diverse mettiamo in pratica
il Comandamento del Signore
che "lavò i piedi ai suoi discepoli"
e "li amò fino alla fine"
Cristo serve per mezzo nostro i poveri,
noi serviamo in essi Gesù stesso
che si è identificato ai "più piccoli"
ed ai più disprezzati ( RdV 5.1.2.; Gv 13,14-15).

La passione per Cristo suscita la passione per i poveri; fare la scelta di Cristo porta a fare la scelta dei poveri. Tutto questo ha radici nell'esperienza di fede e di servizio di Giovanna Antida: una donna che ha amato Gesù Cristo, suo sposo e modello, e l’ha servito nei poveri, ricordando alle sue figlie “… di considerare solo Gesù Cristo nella persona dei poveri. Serviteli sempre come servireste Gesù Cristo stesso, ossia con umiltà, rispetto, compassione e carità” (cfr. IV, 2.04.1807, in LD, p. 27).

Noi Suore della Carità così affermiamo nella nostra Regola di Vita:

“Per mezzo del suo Spirito,
il Signore ci precede nel cuore e nella vita dei poveri…
la loro vita ci avvicina a Gesù, …
e Gesù Cristo pregato e contemplato,
ci rimanda ai poveri (RdV 5.1.4.).

Il Vangelo della carità può trovare posto nei nostri progetti educativo-pastorali, se parte da due convinzioni elementari, ma "fondanti”.

. Gesù Cristo, il Signore, il Salvatore è il centro della nostra vita di educatori e di educatrici cristiani .

In un contesto di comunità educante che condivide, non solo progetti e cultura, ma anche esperienza di fede e carisma, possono far testo tanto l’esperienza di vita di Giovanna Antida “Gesù Cristo … è il mio modello perfetto…” (L.SM, 1825, in LD, p. 406), quanto il suo insegnamento “non badiamo che a Lui, non pensiamo che a Lui, non desideriamo che Lui, non viviamo che per Lui” (LC 2.12.1821, in LD, p. 84).

. I poveri, sono l’immagine nella quale la Chiesa riconosce il volto del Signore e il sigillo della sua croce; il cui servizio diviene addirittura “verifica della fedeltà della Chiesa a Cristo” ( ETC 47).

I poveri, “membra preziose di Gesù Cristo sofferente, saranno soccorsi e consolati in tutte le loro miserie spirituali e temporali” (DP,1807, in LD, p. 6).

Un’azione educativa, secondo lo stile di Giovanna Antida, non può prescindere da queste due colonne dell’esperienza spirituale cristiana.

2. LA CARITA’ COME ANIMA DELL’EDUCAZIONE E PRINCIPIO DI FORMAZIONE

Giovanna Antida ha sempre cercato di arrivare al cuore della persona, aiutandola a costruirsi dal di dentro: il cuore è il luogo dell’educazione vera ed è solo parlando al cuore delle persone che si riesce ad educare. Di Lei, come fondatrice e superiora, dice l'Abate Filsjean: "Ho notato sovente che possedeva il cuore delle sue compagne, che mi sembravano avere per lei una grande apertura e le si mostravano generalmente molto attaccate" (MEAF, 1820, in LD, p. 626)

Indubbiamente Giovanna Antida è una donna che vive ciò che insegna; a noi oggi, come alle sue prime figlie, raccomanda:

“La ragione, le maniere dolci, e persuasive guadagnano il cuore …” (R. 1820, p. 225).

“Per rendere virtuoso il cuore, non si lascerà né la persuasione, né l’esempio, né la preghiera, né i Sacramenti, né la correzione, né alcun altro mezzo che la ragione e la religione, sempre in sintonia, mettono nelle mani dei maestri dell’educazione” (R. 1820, pp. 277-279).

“… l’esempio ha un grande ascendente nel cuore dell’uomo, soprattutto nella prima età …” (R. 1820, p. 247).

Attraverso l'esperienza apostolica, Giovanna Antida scopre e riconosce in se stessa il dono di un'autentica vocazione: "molta tenerezza per i malati" (MPV, 1825, in LD, p. 470) che di fatto estende in seguito a tutti i poveri e chiede alle sue figlie di manifestarla in qualunque servizio, attraverso i tratti:

- dell'amore rispettoso e attento : Giovanna Antida vuole che le sue suore servano i poveri con rispetto, vedendo in essi la persona di Gesù Cristo che ha ritenuto fatto a se stesso quanto è fatto ad uno solo dei fratelli più piccoli(R. 1820, p. 257);

- dell'amore vigilante: la vigilanza è dettata dall'amore, si esprime con maniere dolci ed è allo stesso tempo ferma e costante (R. 1820, pp. 221.245.275);

- dell'amore che responsabilizza e rende cosciente la persona di ciò che compie (R. 1820, pp. 211.222-223 ss;);

- dell'amore che esige: il carattere dell'educatore deve possedere dolcezza e fermezza perché la persona possa trovare continuamente un riferimento significativo e costruttivo. Le maniere dolci e la ragione sono i mezzi con i quali guadagniamo il cuore delle persone (R. 1820, pp. 223.225);

- dell’amore soprannaturale: amore che viene da Dio, amore di Dio e amore del prossimo che è dono dello Spirito. Con questo amore, afferma Giovanna Antida, le sue figlie non si lasciano abbattere né dal disgusto, né dalla fatica, né dalle maniere rozze di coloro che debbono essere l’oggetto del loro zelo e della loro tenera sollecitudine.

Questo amore, attento e rispettoso, si fonda sulla carità soprannaturale che non dimentica di essere attenta a tutti i bisogni della persona, anzi, proprio per questa sua premura diventa principio di formazione, un linguaggio del cuore che coinvolge educatore ed educando.

In un intervento del 1965 Madre M. Candida Torchio afferma: ”Se essa (S. Giovanna Antida) fa scuola e dà tanta importanza all’insegnamento in generale e al catechismo in particolare, è evidentissimo lo scopo: comunicare la verità per comunicare la vita divina alle anime, vita di cui essa è splendida testimonianza con la sua carità.

Spirito concreto, sa bene dove vuole giungere e lo richiama energicamente alle sue figlie più volte nella S. Regola: se cura i corpi è per giungere alle anime, se insegna è per educare dei figli di Dio, se assiste e conforta ogni umana miseria è ancora per portare alle anime la luce vitale della verità evangelica. Come S. Paolo essa esorta le sue figlie ‘a fare la verità nella carità’, ad essere sempre e dovunque madri delle anime, alimentando in loro la vita divina della grazia” (cfr. LNS n.2, giugno 1965, p.106).

In questo modo la carità diventa l’anima dell’educazione.

Per Giovanna Antida “L’uomo deve essere formato quale deve essere in tutta la sua vita” (R. 1820, p. 223) e aiutato a crescere come uomo, ma soprattutto come cristiano poiché “La carità cristiana abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi, e tutte le persone, senza far distinzione di età, di sesso, di condizione (R.1820, p. 187) ed il suo scopo principale "è la salvezza dell’anima” (R. 1820 p. 189; cfr. DP, 1807, in LD, p. 14).
L’evangelizzazione è il motivo principale del servizio e quindi dell’azione educativo-formativa, secondo S. Giovanna Antida, dal momento che “Insegnare ai poveri a conoscere, ad amare e servire il Signore è fare in parte quello che il Salvatore del mondo è venuto a fare in terra” (R. 1820, p. 25; DP, 1807, in LD, p. 11; cfr. Lc 4,18: annunciare la Buona Novella ai poveri).

Per attualizzare …

a. L’azione educativa è efficace nella misura in cui scaturisce dall’incontro di persone. Ogni persona è un essere in relazione: questa è sostanzialmente comunicazione. La relazione è lo spazio in cui si manifesta il mistero dell’incarnazione. L’educatore deve conoscere bene la sua identità e la sua missione per porsi alla scuola di Gesù, seguendo l’esempio del Maestro, del Comunicatore, del Formatore per eccellenza.

b. La relazione è educativa solo se è il risultato di un amore gratuito che si pone nella prospettiva del mistero dell’educazione, quale mistero di vita. L’interesse per la persona deve sempre essere singolare, per vincere il pericolo dell’indifferenza che ferisce.

La relazione educativa è autentica quando:

· tende all’accettazione profonda dell’altro, del cuore della persona;
· riesce a scoprire il positivo che c’è nell’altro;
· desidera soprattutto che l’altro sia felice;
· fa in modo che l’altro senta l’educatore come suo alleato;
· c’è fiducia reciproca;
· sa godere della prossimità;
· c’è lo spazio per comunicare, dialogare, discutere;
· si condividono le esperienze di vita;
· è possibile fare progetti insieme;
· c’è la disposizione interiore a comprendere e perdonare;
· c’è la consapevolezza di dover dare un esempio sereno di crescita, un modello di fecondità vitale, una testimonianza di vita evangelica.

c. L’amore (inteso come dar fiducia, credito, coraggio, stima, comprensione, al proprio interlocutore) è il più rivoluzionario paradigma educativo, preventivo, riabilitativo, terapeutico e socializzante che supera i limiti personali e che coinvolge, in modo integrale, le persone in un comune processo di crescita.

3. LO STILE EDUCATIVO

Tutta la vita di Giovanna Antida, nella ricchezza della sua personalità, nella varietà del suo agire, nella profondità del suo sentire, nella verità del suo dire, contribuisce a definire il suo stile di donna ricca di sentimenti, di gusti, creativa, intraprendente, sensibile, coraggiosa, forte, equilibrata, armoniosa, saggia, prudente e a delineare il suo stile di fondatrice: una piccola del Vangelo, sulla quale si è posato lo sguardo dell’Altissimo, fecondandola col suo Spirito di amore, di tenerezza, di novità evangelica.

Una donna, nel cui mistero di vita viene depositato un dono, un seme, un carisma per l’utilità comune, uno stile umano-spirituale di servire.

“Lavorate generosamente nella vigna del Signore, ingranditela, quanto lo permette per la sua gloria” (L. SdS 6.06.1825, in LD, p. 413)

Noi Suore della Carità vogliamo essere un segno visibile della fecondità spirituale della nostra Santa Madre e concorrere alla vitalità, alla maturazione e alla realizzazione dello stile di carità educante che ci ha lasciato in eredità e che ha riconosciuto in Gesù il modello.

Giovanna Antida infatti ci ricorda:

Le Suore educatrici e formatrici “non perderanno di vista la condotta che il Salvatore tenne costantemente verso gli Apostoli. Egli sopportava con bontà la loro rozzezza. Con maniere dolci raddrizzava i loro difetti e li correggeva con pazienza, non si irritava per le loro mancanze, né li trattava mai duramente, e da loro non esigeva che fossero perfetti in un istante … Vi fu mai un padre più dolce e più tenero di Gesù? Vi è un modello più saggio e più degno di avere dei veri imitatori?” (cfr. R. 1820, p. 373).

Le persone che si dedicano ad una missione così interessante e delicata quale è l’educazione, secondo Giovanna Antida, devono possedere le seguenti qualità: dei comportamenti irreprensibili, una condotta esemplare, una adeguata preparazione culturale, un carattere dolce e ad un tempo fermo e costante; uno spirito solido, una onestà provata, uno zelo evidente, una saggia pietà, il talento di comunicare il sapere (cfr. R. 1820, p. 275).

Oggi non è più possibile, però, pensare all'azione educativa come patrimonio e terreno del singolo educatore. Abbiamo già sperimentato che la collaborazione fra noi e con i laici è fonte di arricchimento e, allo stesso tempo, abbiamo già considerato la necessità di procedere in modo progettuale, elaborando percorsi educativi condivisi, verificandoli con regolarità per renderli sempre più "a misura" delle persone che ne sono destinatarie.

Da ciò la necessità di un cambio radicale di prospettiva sui "soggetti dell'educazione". Il primo ed il più importante è che l'educando venga collocato al centro del sistema formativo. La conseguenza è evidente. Il soggetto dell'educazione è la persona stessa di colui che apprende. L'educatore diventa l'animatore che conduce all'autoformazione, apre l'accesso al mondo reale anziché trasmettere informazioni. Fa da mediatore tra l'educando e la massa delle informazioni. E' importante allora per noi educatori, non perdere mai il contatto con la realtà del territorio in cui viviamo, prima di tutto con la Chiesa locale.

L'ecclesialità è una eredità preziosa di famiglia e noi Suore della Carità siamo chiamate a farla fruttificare in tutta la sua vitalità. La complessità della società e la marginalizzazione della fede ci convincono infatti di quanto sia necessario ridare spessore alla coscienza dell'identità ecclesiale delle nostre opere educative. Esse si configurano come "soggetto ecclesiale", luogo di autentica e specifica azione pastorale.

Per attualizzare …

a. Nella relazione educativa, oggi, il modello della mediazione viene a sostituirsi al modello della semplice trasmissione, così da delineare uno stile educativo apparentemente debole, ma in realtà più forte ed autorevole.

L’educatore, in quanto mediatore culturale, non è più solo un canale: suo compito è quello di sollecitare il gusto dell’imparare ad imparare, rendendo protagonista attivo l’interlocutore.

L’educatore diventa così un accompagnatore capace di affascinare al fine di suscitare un genuino interesse per il sapere e per la verità.

b. Lo stile educativo deve esprimere una particolare attenzione alla persona, in quanto soggetto culturale capace di costruire il proprio universo conoscitivo. L’approccio interattivo-costruttivista ribadisce l’importanza della relazione tra il comportamento sociale e lo sviluppo cognitivo.

c. Uno stile educativo che sceglie di essere particolarmente attento ai piccoli, ai deboli, agli ultimi della società contemporanea, deve essere consapevole che questi sono coloro che non sanno, che non hanno voce, che non possiedono parola, che non hanno potere, che non sanno difendersi e non hanno chi li difenda. Educare i poveri è ridare loro la dignità di persone e la grandezza di figli di Dio.
In una società in cui l’informazione è potere e la cultura è ricchezza, l’educazione diviene il tesoro di cui i poveri debbono essere resi partecipi.

d. Gli educatori sono chiamati oggi a creare canali di comunicazione efficace tra le varie agenzie educative al fine di ampliare sempre più le reti della solidarietà e della carità cristiana.
(Testo a cura della Associazione Educativa Santa Giovanna Antida Via A. Diaz 1 20064 GORGONZOLA (MI) Tel. 02.9513400-02.95300205 Fax 02.95138997 E-mail: aesgago@tiscalinet.it)