giovedì 31 maggio 2012

E' IL MOMENTO DI ADORARE... un altro primo venerdi scolastico - mese di giugno


   Eccoci nuovamente al I venerdi del mese che entra nella sua validità già dopo i primi vespri di oggi, giornata conclusiva del mese mariano, nel quale, ancora  una volta, pur tra tante fatiche e tanti problemi, abbiamo potuto sperimentare l’amore della Madonna per gli allievi – grandi e piccoli - che popolano le nostre scuole sotto la protezione attenta e premurosa  di Sainte Jeanne Antide.

   Il primo venerdi di giugno che celebriamo nelle nostre scuole ,con un momento più o meno lungo di adorazione eucaristica di  ogni classe a turno, sarà l’ultimo di quest’anno scolastico, ma ci auguriamo sia anche  la premessa (e la promessa) di una ripresa di questa consuetudine fin da prossimo settembre. Promessa da parte di allievi e docenti e suore, ma anche di tanti genitori che con semplicità, senza clamori, hanno già mostrato di  gradire questi momenti di adorazione aucaristica destinati ai loro figli, come una vera e propria benedizione.

   Dunque assecondiamoli e, mentre affidiamo a Gesù Eucarestia le fatiche finali degli scrutini e degli esami che concluderanno il lavoro scolastico annuale, ritorniamo a ristorarci nella   lode al Santissimo Sacramento, anche  con le  inimitabili e intramontabili   parole di San Tommaso d’Aquino e del suo stupendo canto di fede e di amore a Cristo:

Pange língua gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinísque pretiósi,
Quem in mundi prétium
fructus ventris generósi
Rex effúdit géntium.

Nobis datus, nobis natus
ex intácta Vírgine,
et in mundo conversátus,
sparso verbi sémine,
sui moras incolátus
miro cláusit órdine.

In suprémae nocte cenae
recúmbens cum frátribus,
observáta lege plene
cibis in legálibus,
cibum turbae duodénae
se dat suis mánibus.

Verbum caro panem verum
verbo carnem éfficit:
fitque sanguis Christi merum.
Et si sensus déficit,
ad firmándum cor sincérum
sola fides súfficit.

Tantum ergo Sacraméntum
venerémur cérnui:
et antícuum documéntum
novo cedat rítui:
praestet fides suppleméntum
sénsuum deféctui.

Genitóri, Genitóque
laus et jubilátio,
salus, hónor, virtus quoque
sit et benedíctio:
procedénti ad utróque
cómpar sit laudátio.
Amen.



“Pange lingua” (Traduzione italiana)
Canta, o mia lingua,
il mistero del corpo glorioso
e del sangue prezioso
che il Re delle nazioni,
frutto benedetto di un grembo generoso,
sparse per il riscatto del mondo.
Si è dato a noi, nascendo per noi
da una Vergine purissima,
visse nel mondo spargendo
il seme della sua parola
e chiuse in modo mirabile
il tempo della sua dimora quaggiù.
Nella notte dell’ultima Cena,
sedendo a mensa con i suoi fratelli,
dopo aver osservato pienamente
le prescrizioni della legge,
si diede in cibo agli apostoli
con le proprie mani.
Il Verbo fatto carne cambia con la sua parola
il pane vero nella sua carne
e il vino nel suo sangue,
e se i sensi vengono meno,
la fede basta per rassicurare
un cuore sincero.
Adoriamo, dunque, prostrati
un sì gran sacramento;
l’antica legge
ceda alla nuova,
e la fede supplisca
al difetto dei nostri sensi.
Gloria e lode,
salute, onore,
potenza e benedizione
al Padre e al Figlio:
pari lode sia allo Spirito Santo,
che procede da entrambi.
Amen. 

giovedì 24 maggio 2012

IL FORESTIERO...


    Il grande forestiero è Lui, Cristo, ormai  sempre più sconosciuto, misconosciuto, ignorato dal nostro tempo, dal mondo, persino dal nostro mondo cattolico, come dalla samaritana  al pozzo di Giacobbe e forse più di lei, che almeno, appena lo riconosce, guarisce subito e si ravvede.
    E’ proprio di oggi il grido di denuncia, l’ennesimo, a chiare lettere, senza mezzi termini – com‘ è nel suo stile – lanciato da Papa Ratzinger  nell’udienza all’assemblea generale della C.E.I.:

   “Tanti battezzati hanno smarrito identità e appartenenza: non conoscono i contenuti essenziali della fede o pensano di poterla coltivare prescindendo dalla mediazione ecclesiale. E mentre molti guardano dubbiosi alle verità insegnate dalla Chiesa, altri riducono il Regno di Dio ad alcuni grandi valori, che hanno certamente a che vedere con il Vangelo, ma che non riguardano ancora il nucleo centrale della fede cristiana. Il Regno di Dio è dono che ci trascende. Come affermava il beato Giovanni Paolo II, «il regno non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzi tutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio [7 dicembre 1990], 18). 
    Purtroppo, è proprio Dio a restare escluso dall’orizzonte di tante persone; e quando non incontra indifferenza, chiusura o rifiuto, il discorso su Dio lo si vuole comunque relegato nell’ambito soggettivo, ridotto a un fatto intimo e privato, marginalizzato dalla coscienza pubblica. Passa da questo abbandono, da questa mancata apertura al Trascendente, il cuore della crisi che ferisce l’Europa, che è crisi spirituale e morale: l’uomo pretende di avere un’identità compiuta semplicemente in se stesso….
     In un tempo nel quale Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato, non ci sarà rilancio dell’azione missionaria senza il rinnovamento della qualità della nostra fede e della nostra preghiera; non saremo in grado di offrire risposte adeguate senza una nuova accoglienza del dono della Grazia; non sapremo conquistare gli uomini al Vangelo se non tornando noi stessi per primi a una profonda esperienza di Dio…..
     Cari Fratelli, il nostro primo, vero e unico compito rimane quello di impegnare la vita per ciò che vale e permane, per ciò che è realmente affidabile, necessario e ultimo. Gli uomini vivono di Dio, di Colui che spesso inconsapevolmente o solo a tentoni ricercano per dare pieno significato all’esistenza: noi abbiamo il compito di annunciarlo, di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui. Ma è sempre importante ricordarci che la prima condizione per parlare di Dio è parlare con Dio, diventare sempre più uomini di Dio, nutriti da un’intensa vita di preghiera e plasmati dalla sua Grazia…”

       Sono parole di fuoco che ci interpellano come credenti, ma anche come persone responsabili operanti all’interno delle scuole cattoliche.

     Domandiamoci dunque , nel nostro piccolo, se nelle nostre scuole:

  • Siamo veramente ancora capaci di parlare di Cristo ai  nostri allievi anche all'interno  delle lezioni diverse da quella di Religione Cattolica?
  • Siamo ancora capaci di andare oltre le  frammentarie consuetudini (e meno male che si coltivino ancora) della brevissima preghiera in classe  all’inizio delle lezioni quotidiane?
  • Siamo realmente  disposti a presentare Cristo  francamente e con chiarezza ogni volta in cui ci accorgiamo che i nostri alunni hanno bisogno di una Parola di Vita?
  • Siamo sicuri che un malcelato imbarazzo nell’annuncio, che ormai serpeggia sempre più vistosamente nelle nostre scuole pariotarie cattoliche, non nasconda  un altrettanto scoperto desiderio di scimmiottare la scuola statale in nome di un malinteso laicismo che, forse, i genitori che ci affidano i loro figli rifiutano apertamente senza che noi ce ne accorgiamo fino in fondo?

mercoledì 23 maggio 2012

E' GIORNO DI GIOIA ANCHE NELLE NOSTRE SCUOLE ! La festa di Santa Giovanna Antida Thouret

 E' oggi  ancora una volta  festa  per celebrare  Santa Giovanna Antida Thouret, è festa  in tutte le case delle Suore della Carità sparse per il mondo, tra i banchi e le lavagne di mille aule nelle nostre scuole, nelle chiese in cui moltissimi dei nostri alunni partecipano  oggi al Sacrificio Eucaristico per ricordare la fondatrice, benedirla, ringraziarla.

  E lei, la Santa, la madre di tante suore che quotidianamente danno la vita per la Carità coraggiosa e umile, intelligente e riguardosa, forte e sensibile, è qui in mezzo a noi, a guidarci e illuminarci tra i tanti problemi, a ispirarci coraggio e passione educativa. Come sempre!


E' qui a sorreggere con umiltà e discrezione, con la delicatezza che le è propria, ogni docente, ogni alunno, ogni famiglia bisognosa di una parola, di un esempio, di una traccia positiva da seguire.

   E' qui, silenziosa e discreta, ma ferma e decisa come sempre, a indirizzarci, o forse a guidarci per mano, quando i dubbi e gli scoraggiamenti incalzano.

    E lo sarà sempre!

sabato 19 maggio 2012

LE DUE ALUNNE DELLA SCUOLA DI BRINDISI, UNA UCCISA, L'ALTRA GRAVISSIMAMENTE FERITA IN UN ASSURDO ATTENTATO, SONO GIA' NELLE NOSTRE PREGHIERE

  

Melissa Bassi e Veronica Capodieci, due alunne come tante, piene di vita e di gioia anche all'alba di questo tragico sabato in cui la prima  ha trovato una barbara morte, l'altra terribili ferite e menomazioni proprio davanti ai cancelli del loro istituto.


   Le affidiamo all'amore smisurato di Dio e coralmente le raccomandiamo alla  materna cura della Vergine Maria.

martedì 15 maggio 2012

LE AMICIZIE TRA PROFF. E ALUNNI SU FACEBOOK: DIVIETO O NO?

   
 Da quando l'Ufficio Scolastico Regionale della  Liguria ha emanato  la prima circolare  che impone il divieto agli alunni e agli insegnanti di diventare amici sul popolare social network la discussione divampa a ripetizione su giornali di ogni genere, talk show televisivi, internet. L’amicizia su Facebook, secondo una scuola di pensiero, farebbe perdere autorevolezza ai professori, poiché indurrebbe, inevitabilmente, a creare un rapporto troppo confidenziale; per altri invece favorirebbe la "relazione educativa" docente-alunni, migliorando il clima di classe e d'istituto.

La circolare peraltro  non è rimasta circostritta alla scuola ligure, ma ha fatto il giro d’Italia, in poco tempo, grazie al tam tam in rete e , a rendere ancora più incandescente la polemica, sempre più spesso viene ripresa la notizia che in Missouri già è stata approvata una legge che vieta conversazione e amicizia virtuale tra studenti e professori, che ha scatenato, a sua volta,  non poche polemiche e ricorsi.

E' dunque più aperto che mai, anche all'interno delle nostre scuole, il  dibattito sull'opportunità di condividere bacheche, foto private, conversazioni virtuali tra chi sta in cattedra e "il popolo dei banchi". Questione di opportunità, ruoli, privacy e libertà, sostengono studenti e insegnanti, molto divisi tra chi considera il social network solo un altro mezzo di comunicazione  e chi invece  teme di "perdere autorevolezza" attraverso un'amicizia  sia pure virtuale.
  Qualche  psichiatra  si proclama favorevole all’uso di Facebook e dei social network in generale per motivi legati allo studio, in quanto “la relazione con gli studenti deve essere educativa, il controllo è sull'apprendimento, non sulle emozioni“, ma - si potrebbe obiettare -  il legame tra alunni e docenti esiste anche in classe  se l'adoìulto il docente lo sa governare in modo sapiente, senza personalismi di sorta e soprattutto con grande empatia.
    Non pochi presidi condividono  la posizione assunta dalla scuola ligure, poiché “è rispetto per i ragazzi, per il loro mondo, che non deve essere invaso dagli adulti, genitori compresi”. I ragazzi infatti, secondo diversi commenti apparsi sul Web, si sentirebbero osservati o giudicati eventualmente dall’occhio autorevole del prof di turno, che potrebbe visionare la bacheca e leggerne commenti e post. D'altronde sono proprio molti ragazzi  che non usano facebook come un mezzo per la veicolazione di lezioni e appunti, a ritenere Facebook  addirittura  come un "mezzo di controllo da parte dei prof sulle nostre vite".

    Il nodo  infatti resta sempre quello: in rete o in classe, al centro c'è il rapporto  tra insegnanti e alunni. E tale rapporto deve essere necessariamente educativo, assolutamente non sbilanciato nè verso un controllo reciproco delle emozioni nè, tantomeno, verso uno scambio, sia pure rispettoso, di informazioni del tutto  personali.

       Sono fondamentali, a tale proposito, le parole del Prof. T. Pessina, preside del liceo milanese Berchet,"La nostra generazione voleva abbattere la vecchia scuola e abbiamo condannato il concetto di autorità, ma l'autorevolezza è fondamentale. Si può essere amichevoli, ma l'amicizia come in ogni rapporto asimmetrico, è impossibile. E poi i ragazzi non vogliono docenti amici, stimano chi insegna con passione anche se è severo, chi li rispetta. Io per capire come sta un alunno ho bisogno di guardarlo negli occhi".


    Ed è anche eloquente ciò che scrive  il professore  Ermanno Ferretti , autore del libro "Per chi suona la campanella" . "Non voglio vedere quello scrivono, sono ingenui non si rendono conto cosa rischiano se leggo che saltano scuola per un compito in classe o scrivono che si fanno le canne".
   Per un buon rapporto docente-allievo, improntato alla comprensione e al rispetto reciproci ( e qui lo stile educativo di Santa Giovanna Antida Thouret può essere illuminante) sono da preferire quattro chiacchiere in corridoio piuttosto che navigare in rete, anche perchè, come dichiarano in molti, agli allievi interessa "che i proff. insegnino in modo che noi capiamo,  che ci interroghino senza essere spietati. Non voglio sapere se i proff. soffrono di manie depressive o se sono stati mollati dai fidanzati o davanti a quali poesie si inebriano".
  Dunque  tra allievi e docenti chi decide di essere amico in rete, deve comunque autocensurarsi un po' e  nascondere un pezzo di sé agli altri, ma soprattutto deve essere rispettoso e non invadente.

sabato 12 maggio 2012

LE SCUOLE PARITARIE CHIUSE? UNA VERA TRAGEDIA PER LE CASSE DELLO STATO...!

    Riprendiamo, per la sua pregnanza e la sua scottante attualità, l'articolo di Enrico Lenzi apparso oggi su l'Avvenire. Si  riferisce, sia pure parzialmente, alla situazione esistente in Lombardia, ma è senz'altro paradigmatico più che mai dell'intera situazione nazionale.

___________________________________

" «La scuola paritaria? Un patrimonio culturale e pedagogico da difendere». E non solo. «La sua presenza rappresenta per lo Stato un enorme risparmio economico». E in tempi di «spending review (controllo della spesa) non intervenire a sostegno della loro attività rischia di apparire antieconomico». Parole non nuove, ma a sorprendere è l’interlocutore che pronuncia queste frasi. È il direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia, Giuseppe Colosio, il «rappresentante» del ministero dell’Istruzione in questo territorio da sempre motore del Paese.
«So bene che queste mie parole potranno risultare sgradite a qualcuno – riconosce Colosio –, ma sono fortemente preoccupato per alcuni segnali negativi che arrivano dal mondo della scuola paritaria, in profonda sofferenza. Come direttore scolastico regionale sotto la mia competenza ricade l’intero sistema scolastico pubblico, dunque anche le paritarie». E la preoccupazione del direttore Colosio è davvero grande. Molte le cause.

«Oggi in Lombardia sul milione e mezzo di studenti – spiega il direttore Colosio – oltre 305mila sono iscritti a istituti paritari». Un loro passaggio in blocco a scuole statali «costerebbe allo Stato un miliardo e 400 milioni di euro». Oggi per l’intero sistema paritario lombardo, «lo Stato sborsa 120 milioni di euro». I conti del risparmio statale sono presto fatti: poco meno di un miliardo e 300 milioni. Per non parlare del capitolo relativo alla formazione professionale gestita dalla Regione che con 45mila iscritti, rappresenta per lo Stato un risparmio di 450 milioni di euro.

Cifre pesanti, che il direttore scolastico regionale osserva con grande attenzione, anche perché i segnali sono tutt’altro che incoraggianti con diversi Comuni che «tendono a statalizzare le proprie scuole dell’infanzia». Insomma anche i Comuni gestori di scuole paritarie, «come ho detto al sindaco di Milano Giuliano Pisapia – racconta Colosio –, ricordandogli che lui è uno tra i maggiori gestori di scuole paritarie (oltre 170, ndr), o come dicono alcuni private». Da quando è arrivato negli uffici di via Ripamonti tre anni fa. Colosio ha dovuto affrontare una politica di riduzione delle spese (annualmente questa direzione gestisce circa 7 miliardi di euro), che comporterà anche una nuova collocazione della stessa direzione regionale e dell’ex Provveditorato agli studi di Milano. «Si capisce come quelle cifre debbano far riflettere – aggiunge Colosio – arrivando a comprendere che anche da un punto di vista economico per lo Stato è decisamente più conveniente che la scuola paritaria continui la propria attività».

Ma «la mia preoccupazione – aggiunge il direttore Colosio – non è meramente economica. L’esistenza della scuola paritaria per il sistema scolastico lombardo è preziosa dal punto di vista culturale e pedagogico». Un esempio? «Nella nostra Regione abbiamo praticamente azzerato la dispersione scolastica fino ai 16 anni e fortemente ridotto quella fino al conseguimento di un diploma o una qualifica professionale ai 18 anni».

Un obiettivo, sottolinea Colosio, «raggiunto grazie alla presenza delle paritarie, che con il proprio stile sono state in grado di recuperare ragazzi che sembravano destinati a uscire dal sistema scolastico». Uno stile «presente anche in molti istituti statali, ma dove vi è maggior rigidità strutturale e organizzativa, che a volte non aiuta». E qui si innesta un secondo aspetto importante. «In un’epoca dove il sapere viaggia attraverso molti canali – dice il direttore regionale –, serve una scuola che aiuti i ragazzi a sviluppare una capacità di giudizio sulle informazioni. E su questo punto la scuola paritaria dedica molta attenzione».

Insomma questa «pluralità di soggetti» e questa «articolazione di modelli pedagogici» sono, per Giuseppe Colosio, «armi vincenti» per il sistema scolastico lombardo. Armi che il direttore regionale punta a far «diventare patrimonio di tutti, potenziando le occasioni di incontro e di lavoro comune tra statali e paritarie». Una osmosi da cui tutti i settori «possano trarre elementi positivi». Soprattutto «nel campo delle innovazioni dove le paritarie hanno molto da dire e da offrire». Una osmosi, si augura Colosio, che dovrebbe portare «anche una minor rigidità nel sistema statale».

Qualche esempio? «Pensi al reclutamento. Oggi è un aspetto burocratico che non valorizza affatto competenze e preparazione dei soggetti, che trattiamo come numeri, non come persone». Ma anche «la libertà di scelta delle famiglie, dirimendo la confusione tra chi stabilisce gli obiettivi, che sono gli utenti (famiglie, studenti, mondo del lavoro, Enti locali, per fare qualche esempio), e chi garantisce con la propria professionalità, il conseguimento degli obiettivi». Insomma, conclude il direttore regionale Colosio, «liberare la scuola dalle troppe rigidità strutturali e organizzative»." ( Enrico Lenzi, da l'Avvenire del 12.05.2012)

giovedì 10 maggio 2012

E’ TEMPO DI PROVE INVALSI ANCHE PER LE PARITARIE… quando la buona volontà è inversamente proporzionale alle risorse economiche di cui si dispone.

    Sono giorni “caldi” per la somministrazione e la regolare effettuazione delle cd. “Prove  INVALSI”  per molti dei nostri allievi e delle nostre classi ed è, come sempre,  un miracolo di solerzia, di operosità, di attenzione “pulita” quello che si compie nelle paritarie per dare il meglio di sé anche in queste occasioni. E non solo in esse, se è vero che queste prove tendono ad accertare non solo la quantità, ma soprattutto la qualità del lavoro svolto a pro dello sviluppo delle competenze degli allievi nell’arco dei mesi e degli anni.

   Una giusta  dimostrazione di  valore  pretesa anche dalla scuole paritarie ed a cui le nostre scuole paritarie si sottopongono ben volentieri, con la semplicità, ma anche con la sicurezza, di chi sa  di dare e vuole dare il meglio ai propri allievi ogni giorno.

  Ma dietro a tutto c’è, ancora una volta, un fondo di amarezza: il dover constatare che mentre la scuola statale, e in particolare quella del Meridione,  fruisce, a tutti i livelli, di una pioggia di fondi europei che, se ben utilizzati, possono tornare di grande utilità per  una seria crescita  degli allievi, la scuola paritaria deve fare a meno di tali fondi, come se non si ponesse come scuola pubblica e scuola organica  e funzionale all’Europa.

   Ci si chiede di sottoporci  ANCHE  a queste valutazioni, ma ci si nega ancora il diritto a una progettualità SANA, PARSIMONIOSA, EFFICACE,  come lo stile di Santa Giovanna Antida ci indurrebbe a fare ANCHE  nell’utilizzo di risorse europee legate ai P.O.R. e ai P.O.N….

… se solo ce lo si consentissse!

lunedì 7 maggio 2012

PER EFFETTUARE I TIROCINI ABILITANTI NON SAREBBE PIU' PREVISTO L'ESAME DI AMMISSIONE


    
   E' di poche ore fa fa la notizia ( che  in data  8  maggio 2012 il MIUR avrebbe addirittura ritirato)  secondo cui il Ministro della Pubblica Istruzione, Profumo, in alcune note-stampa e in interviste ad hoc, ha annunciato che «Saranno ammessi in aula», a fine anno, al primo corso di tirocinio per conseguire l'abilitazione, i docenti con almeno tre anni di servizio, come previsto anche da una direttiva europea...non dovranno sostenere alcuna prova preselettiva, non ci saranno selezioni di ingresso per loro, perché sono persone che nella realtà il tirocinio l'hanno già fatto. Finito il corso, come tutti gli altri tirocinanti, dovranno superare la prova finale. E con questo sistemiamo una delicata questione che si è creata dopo la chiusura delle vecchie scuole di specializzazione».
     Questa, del ministro, presumibilmente vuole essere la risposta   a migliaia di giovani  aspiranti docenti  in ansia  a causa del vuoto normativo che si è creato da quando le scuole di specializzazione sono state chiuse in attesa di un  altro sistema di abilitazione  che fino ad oggi non era mai arrivato e che adesso c'è: il tirocinio formativo attivo.
     Lo scorso 23 aprile, come abbiamo anche evidenziato su questo blog la settimana scorsa, è stato pubblicato il decreto: che prevede che ben 475 ore di tyirocinio siano svolte  in classe e in laboratorio, in quanto, secondo il ministro, «essere preparatissimi nella propria disciplina non significa essere bravi insegnanti, abbiamo bisogno di docenti moderni, capaci di stimolare i ragazzi, di gestire le loro aspettative, anche attraverso modalità nuove, la tecnologia per esempio».
     Il nuovo sistema di abilitazione rientrerebbe in un progetto complessivo di riordino del sistema di reclutamento dei docenti, che così viene in sintesi anticipato dallo stesso Ministro: «Il punto di partenza - d - è che l'ultimo concorso per l'immissione in ruolo è stato fatto nel 1999, e per alcune classi di concorso addirittura nel '90. Noi abbiamo quindi lavorato ad un progetto per far ripartire il sistema. Il tirocinio, innanzitutto, ma poi, subito dopo, i concorsi per le cattedre. Entro l'anno bandiremo un primo concorso, abbiamo già fatto richiesta di autorizzazione per il numero di posti».
   A questo proposito, secondo indiscrezioni, i possibili "tirocinanti" ammonterebbero  dai cinquemila agli ottomila , anche se  non è ancora possibile  calcolare una cifra precisa. Al  concorso  comunque  potranno accedere i docenti già abilitati, e i vincitori, quasi sicuramente, entreranno in servizio nel 2013-2014.

«Già nella prossima primavera -  continua il ministro -, faremo un altro bando, al quale potranno accedere anche i nuovi abilitati, i vincitori entreranno in servizio nel 2015-2016. La mia idea, dopo, è quella di dare una cadenza biennale ai concorsi, per regolarizzare tutto il sistema. I due momenti più importanti saranno l'abilitazione e il concorso. Due momenti certi, con cadenza regolare e sicura, che dovrebbero finalmente far cessare la confusione in cui da anni si trovano gli insegnanti precari e i giovani laureati che vorrebbero dedicarsi all'insegnamento». 
«L'aggiornamento del sistema porterà allo svuotamento delle graduatorie» sottolinea il ministro in modo ottimistico, in quanto «È vero che con il nuovo sistema pensionistico il turn over si è un po' attenuato ma non così tanto, e per i prossimi anni si creeranno nuovi posti di lavoro nella scuola».

   Nella stessa occasione il Ministro ha inoltre comunicato che «I docenti precari potranno contare  anche sul lavoro di revisione delle classi di concorso che abbiamo fatto al ministero e che è finito. Le attuali classi di concorso, troppe, saranno ridotte a 50-60. Andremo anche a controllare le graduatorie ad esaurimento dove ci sono persone iscritte da moltissimi anni», dunque «bisognerà avere grande attenzione al docente, a come sta in aula, alla sua attitudine all'insegnamento, gli studenti hanno bisogno di questo».
 _________________
  Invitiamo tutti gli interessati a prestare tutta l'attenzione possibile all'evolversi della normativa ed agli adempimenti individuali connessi.

sabato 5 maggio 2012

DISLESSIA E DINTORNI.... qualche nuova riflessione si impone.

    Aderendo  alla richiesta di uno dei comnmentatori di un precedente thread, riapriamo anche noi il discorso sulla dislessia,  espressione diventata ormai anche termine  omnicomprensivo  per identificare  tutta una serie di disturbi dell'apprendimento, sulla  quale sono stati versati i classici fiumi di inchiostro, ma  ancora controversa nella sua giusta portata e complessità.
   Riportiamo di seguito  alcune sintesi e  degli spunti operativi  tratti dalla recente attività del M.I.U.R., pubblicando a parte, nella sezione documenti, una disamina della situazione sia a livello tecnico ( come riconoscerla e affrontarla) sia a livello pratico (come orientarsi nella prassi educativa quotidiana), sperando di rendere un piccolo, utile servizio a quanti si pongono realmente il problema.
________________________






Il Ministero dell‘Istruzione, dell’Università e della Ricerca con il decreto attuativo della legge 170/2010 riconosce   realmente la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come disturbi specifici di apprendimento (DSA). La legge tutela il diritto allo studio dei ragazzi con DSA individuando e puntando soprattutto su nuove forme didattiche, su adeguate modalità di valutazione e su una specifica formazione dei docenti. Secondo le ultime rilevazioni del Miur, sono circa 70 mila gli alunni con diagnosi di DSA, ma secondo recenti ricerche scientifiche la percentuale della popolazione scolastica interessata dai DSA va dal 3% al 5%, pertanto il numero dei casi non ancora diagnosticati potrebbe riguardare oltre 200 mila alunni. Il Miur guarda a questo problema con massima attenzione e promuove, anche attraverso nuove Linee Guida, il successo formativo - a scuola e all’università – di alunni e studenti con DSA, garantendo il supporto alle loro famiglie.

Misure educative e didattiche

Con il decreto attuativo e le Linee Guida, sono individuate, ai sensi della Legge 170/2010, le misure educative e didattiche di supporto utili a sostenere il corretto processo di insegnamento/apprendimento, fin dalla scuola dell’infanzia. Le Linee Guida presentano alcune indicazioni, elaborate sulla base delle più recenti conoscenze scientifiche, per realizzare interventi personalizzati, che puntano sulla centralità delle metodologie didattiche.

Strumenti compensativi e misure dispensative

Il decreto prevede strumenti didattici e tecnologici (strumenti compensativi) che facilitano lo studio degli alunni con DSA:
  • sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto;
  • il registratore, che consente all’alunno o allo studente di non scrivere gli appunti della lezione;
  • i programmi di video scrittura con correttore ortografico, che  permettono la produzione di testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della rilettura e della contestuale correzione degli errori;
  • la calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo.
Le misure dispensative sono invece interventi che consentono all’alunno di non svolgere alcune prestazioni particolarmente difficoltose a causa del disturbo. Per esempio, si può essere dispensati dalla prova scritta di una lingua straniera, in corso d’anno e in sede di esame, e svolgere prove sostitutive equipollenti (con un computer dotato di sintesi vocale o in forma orale).

Rapporti con le famiglie

Particolare importanza riveste il rapporto con le famiglie degli alunni con DSA. Nel primo periodo di approccio dei figli con la scuola primaria, le famiglie sono poste di fronte a difficoltà inattese e necessitano di essere supportate e informate con professionalità e costanza sulle strategie didattiche che di volta in volta la scuola progetta per i loro figli, sulle verifiche e sui risultati attesi e ottenuti. Per tali necessità, le istituzioni scolastiche organizzeranno con maggior frequenza incontri con le famiglie interessate, affinché l'operato dei docenti risulti conosciuto, condiviso e coordinato con l'azione educativa della famiglia stessa.

Università

Anche gli studenti universitari con DSA hanno diritto a veder riconosciuti le misure dispensative e gli strumenti compensativi adottati nelle scuole, sin dai test di ammissione, nei quali si potrà prevedere un tempo aggiuntivo, fino a un massimo del 30% in più, per lo svolgimento delle prove.
Nel normale percorso accademico, gli Atenei consentono agli studenti con diagnosi di DSA di poter utilizzare le facilitazioni e gli strumenti compensativi eventualmente già in uso durante il percorso scolastico, quali,  ad esempio:
  • registrazione delle lezioni;
  • utilizzo di testi in formato digitale;
  • programmi di sintesi vocale.
Anche durante gli esami universitari, si applicano le misure dispensative e gli strumenti compensativi (prove orali invece che scritte; uso di personal computer con correttore ortografico e sintesi vocale; tempo supplementare fino a un massimo del 30% in più).
Inoltre, gli Atenei debbono prevedere servizi specifici per gli studenti con DSA, che pongano in essere tutte le azioni necessarie a garantire l’accoglienza, il tutorato, la mediazione con l’organizzazione didattica e il monitoraggio dell’efficacia delle prassi adottate (ad es. utilizzo di tutor specializzati; consulenza per l’organizzazione delle attività di studio; lezioni ed esercizi on line sul sito dell’università, ecc.).

Formazione per i dirigenti scolastici e i docenti

Il MIUR ha già avviato e finanziato azioni di formazione su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di avere un ‘referente per la dislessia’ in ogni scuola. Ad oggi, interventi di formazione sono stati realizzati in dodici regioni italiane. In altre sei saranno avviati entro l’anno.
A partire dal prossimo anno accademico, in accordo con la Conferenza nazionale permanente dei Presidi di Scienze della Formazione, il Ministero promuoverà percorsi di alta formazione attraverso l’attivazione, in 32 università, di Corsi di Perfezionamento o Master in “Didattica e psicopedagogia per i Disturbi Specifici di Apprendimento”, rivolti a dirigenti scolastici e a docenti delle scuole di ogni ordine e grado.
I corsi hanno durata annuale, con relativa acquisizione di 60 CFU (Crediti Formativi Universitari). Per realizzare un’offerta formativa flessibile, che si adatti ai diversi bisogni formativi del personale della scuola, i corsi sono articolati in tre moduli, ciascuno equivalente a 20 CFU, corrispondenti rispettivamente ad un livello ‘base’, ‘intermedio’ e ‘avanzato’, che possono essere frequentati anche singolarmente.
L’articolazione generale prevede almeno ¼ dell’impegno didattico dedicato ad esperienze laboratoriali, applicative delle cognizioni teoriche apprese, svolte a scuola, con certificazione delle attività da parte del Dirigente scolastico, o di tirocinio con tutor presso centri specializzati e scuole selezionate.
Le spese per la frequenza dei corsi saranno a carico del Ministero.
Per le azioni di formazione sono stati stanziati due milioni di euro.

Nascono i CTS per la dislessia – Centri Territoriali di Supporto alle scuole

Sono 96 i Centri Territoriali di Supporto, dislocati su tutto il territorio nazionale e rappresentano strutture di supporto per i docenti collocate presso “scuole polo”. I CTS possono essere impiegati come centri di consulenza, formazione, collegamento e monitoraggio e saranno connessi telematicamente, anche per la rilevazione dei dati. Vi operano tre docenti, esperti nelle nuove tecnologie, che potranno dare indicazioni su strumenti hardware e su prodotti software specifici, oltre che sull’impiego di strumenti compensativi. Per potenziare i CTS il MIUR ha stanziato, tra il 2010 e il 2011, un milione di euro.

Pagina web del sito

All’interno del sito del MIUR, è stata dedicata una pagina web ai DSA, all’indirizzo http://www.istruzione.it/web/istruzione/dsa.
È possibile visionare, oltre all’intera normativa in materia, schede di approfondimento, costantemente aggiornate, e documentazione degli interventi didattici attivati dalle scuole (come per esempio il Piano Didattico Personalizzato). Sono inoltre riportati i recapiti dei referenti regionali del MIUR per i DSA e gli indirizzi dei CTS.  Tra le pubblicazioni sul sito, anche il volume degli Annali dell’Istruzione che è stato recentemente dedicato ai DSA.

Protocollo d’intesa Miur-Telecom-AID

Prosegue la collaborazione con la Fondazione Telecom Italia che, con l’Associazione Italiana Dislessia, ha attuato un articolato programma di interventi sul fronte del monitoraggio e riconoscimento precoce della dislessia, sulla formazione e sensibilizzazione degli insegnanti, sulla diffusione, a casa e nelle scuole, di tecnologie specifiche per la lettura e l’apprendimento. Inoltre, quest’anno si attiva il concorso “A scuola di dislessia” per promuovere l’innovazione didattica.

Monitoraggio 


Con decreto del Ministro è istituito un Gruppo di lavoro nazionale con il compito di monitorare l’attuazione delle norme della Legge 170/2010 e delle disposizioni contenute nel  decreto attuativo.

giovedì 3 maggio 2012

DAVANTI AL RE! ... per ripartire da Lui nelle nostre scuole nel primo venerdi del mese.

       Tra i tanti, i mille problemi quotidiani e strutturali che rischiano di sommergere la scuola paritaria cattolica, una certezza non viene mai meno. E' la certezza che la volontà di Dio  continua a farsi carne, malgrado tutto,  sulle nostre cattedre, sui nostri banchi, sui nostri sacrifici quotidiani e  ci sprona  ancora a correre, a seguire senza timore la strada indicata da Jeanne Antide quando apre la sua prima povera aula a Sancey-le-Long o assicura in locali di fortuna, tra l'imperversare delle persecuzioni,  l'adorazione a Gesù Eucarestia.
      E' da Lui che partiva la Santa, è da Lui che possiamo ripartire anche noi ogni primo venerdi del mese nelle nostre scuole, dove esistano un altare o un tabernacolo, assicurando un tempo di contemplazione e di preghiera  libera con l'alternarsi , sia pure per pochi minuti ciascuno, degli alunni o dei gruppi-classe.
      E' a Lui, al Re, al Pane Vivo disceso dal Cielo, che continua a spezzarsi sotto forma di Sapienza e di Intelletto nelle nostre aule, che rivolgeremo le nostre semplici meditazioni, magari con le parole di Agostino d'Ippona:

     "Grande sei, o Signore, degno di somma lode; grande è la tua potenza, senza limiti la tua sapienza. L'uomo vuol cantare le tue lodi, l'uomo, particella della tua creazione, che porta seco il peso della sua natura mortale, del suo peccato, la certezza che Tu resisti ai superbi. Eppure l'uomo, particella della tua creazione, vuol cantare le tue lodi. Tu lo sproni, affinché gusti la gioia del lodarti, poiché ci hai creati per Te e il nostro cuore non ha pace fino a che non riposi in Te. 
    Dammi grazia, o Signore, di conoscere appieno se prima ti si debba invocare o lodare; se la conoscenza di Te debba precedere l'invocazione. Ma chi ti invoca se prima non ti conosce? Chi non ti conosce potrebbe invocare una cosa per un'altra. O non piuttosto ti si invoca per conoscerti? Ma « come si invocherà colui in cui non si crede? E come si può credere senza qualcuno che ti faccia conoscere? ».
     « Loderanno il Signore coloro che lo cercano ». Cercandolo, infatti, lo troveranno, e, trovatolo, lo loderanno.    
       Signore, io ti cercherò invocandoti, e ti invocherò credendo in Te, poiché Tu ti ci sei fatto conoscere. 
        « Se anche discenderò nel regno dei morti, Tu vi sei ». 
        Non esisterei, dunque, mio Dio, non esisterei affatto, se Tu non fossi in me. 0 piuttosto non esisterei se io non fossi in Te, da cui, per cui, in cui tutto esiste». Sì, o Signore, è così. 
          Ma allora dove ti invoco, se io non sono in Te? Da dove potresti venire in me? Potrei forse trovare un posto fuori del cielo e della terra, perché di là possa venire in me il mio Dio che disse: “ Io riempio il cielo e la terra?” (Sant'Agostino)