sabato 28 aprile 2012

NUOVI E VECCHI DILEMMI PER I DOCENTI DELLE PARITARIE: i Tirocini Formativi Attivi indispensabili per l'abilitazione all'insegnamento; il nuovo modello di specializzazione per il Sostegno; i "Contratti di solidarietà"

Questo inizio tardivo di primavera ripropone ai docenti delle scuole paritarie cattoliche, e alle scuole cattoliche nel loro insieme,  una serie importante di perplessità e di problemi nuovi e antichi. Tra i tanti, quelli concernenti il conseguimento dell'abilitazione all'insegnamento, per chi ne è sprovvisto; il conseguimento del titolo di specializzazione per il sostegno agli allievi in difficoltà; i " Contratti di Solidarietà". Per tutte e tre queste urgenti materie pubblichiamo a parte , nella sezione "Documenti" (clicca link a  dx), una sintesi ragionata delle norme più recenti.

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I "TIROCINI FORMATIVI ATTIVI" PER IL CONSEGUIMENTO DELL'ABILITAZIONE ALL'INSEGNAMENTO (TFA)

    Finalmente ci siamo.  Con il Decreto Direttoriale 23 aprile 2012 n°74,  pubblicato sul sito del MIUR ( www.istruzione.it ). si impartiscono indicazioni operative per le prove di selezione al TFA
     Ecco una breve sintesi: le Università pubblicano il bando di concorso entro il 3 maggio 2012;gli aspiranti abilitandi avranno tempo di fare l'iscrizione on line dal 4 maggio fino al 4 giugno 2012; i test, suddivisi per classe di concorso, si svolgeranno sul territorio nazionale dal 6 al 31 luglio 2012; il test ha il medesimo contenuto su tutto il territorio nazionale per ciascuna classe di abilitazione e si svolge secondo il calendario, definito a livello nazionale, di cui all'allegato 3 del decreto; il test comprende 60 domande, ciascuna formulata con quattro opzioni di risposta, fra le quali il candidato deve individuare l'unica esatta. Fra questi, 10 quesiti sono volti a verificare le competenze in lingua italiana, anche con riferimento alla comprensione di uno o più testi scritti. Gli altri quesiti sono inerenti alle discipline oggetto di insegnamento della classe.

Ulteriori indicazioni sulla normativa di riferimento e il D.M. 14.3.2012, n. 31, nella sezione "Documenti" di questo blog.
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IL NUOVO REGOLAMENTO PER IL CONSEGUIMENTO DEI TITOLI DI SPECIALIZZAZIONE PER IL SOSTEGNO

Con il Decreto ministeriale 30 settembre 2011 (pubblicato nella G.U. 78 del 2 aprile 2012), il Miur ha definito le caratteristiche e le modalità di attuazione del percorso universitario finalizzato all'acquisizione della specializzazione per le attività di sostegno agli alunni disabili.  Si è concluso così  ( almeno per il momento) un lunghissimo e tormentato iter,  che è approdato ad una prima definizione del Regolamento ( di cui pubblichiamo un ampio stralcio ragionato nella sezione "Documenti" di questo blog) per il conseguimento di questo importante titolo.
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 I "CONTRATTI DI SOLIDARIETA'
Sono accordi, stipulati tra l'azienda e le rappresentanze sindacali, aventi ad oggetto la diminuzione dell’orario di lavoro al fine di mantenere l’occupazione in caso di crisi aziendale e quindi evitare la riduzione del personale (contratti di solidarietà difensivi,art. 1 legge 863/84). Proprio su questa tipologia di contratto di solidarietà tentiamo, nella sezione "Documenti " di questo blog una sintesi semplificata e ragionata.
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sabato 21 aprile 2012

ADHD... si tratta solo di alunni ribelli?....Si tratta solo di errori educativi?

        Riteniamo utile affrontare  a poche settimane di distanza dal termine delle lezioni di quest'anno scolastico uno dei problemi più assillanti che i consigli di interclasse o di classe devono affrontare al tavolo della valutazione finale: la sorte del soggetto "iperattivo", che, a una valutazione frettolosa e superficiale, decisamente ha realizzato poco in termini di apprendimento e di "crescita sociale" nel corso dell'anno scolastico e che anzi spesso ha "destabilizzato" la sua classe
         Lo facciamo in piena umiltà, consapevoli però  che il problema del soggetto portatore ADHD, cioè  di disturbi dell'attenzione e di iperattività è probabilmente più vicino a noi, più presente nelle nostre aule di quanto non si creda.
        In margine, nei "Documenti della Consulta S.C.E. e delle Scuole Paritarie SdC" ( basta cliccare sull'apposito link nella colonna a fianco a destra), riportiamo integralmente la circolare  MIUR n. 4089/2010, che  costituisce un' irrinunciabile guida operativa per tutti i consigli di interclasse o di classe e per tutti i singoli docenti, se realmente si vuole affontare questo problema  secondo lo stile educativo di Giovanna Antida Thouret. 
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         Lo stile educativo, lo stile scolastico creato da Giovanna Antida e ancora oggi seguito in tutte le scuole paritarie gestite dalle Suore della Carità, è anzitutto stile di "amore" verso il debole, lo svantaggiato, l"ultimo".  Ed è proprio uno degli ultimi il bambino ( o l'allievo) portatore di ADHD.
         Siamo però sicuri di riconoscerlo veramente?Chi è il portatore di Adhd?
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       E'forse uno di queli bambini che troviamo alle feste dei nostri figli, nei bus o sul treno, nelle scuole o per la strada e che si mostrano continuamente agitati, in continuo movimento, che non riescono a stare mai fermi, che si dimenano continuamente e che i genitori trovano grande difficoltà a tenere "buoni". 
      Quando, poi, iniziano a frequentare la scuola sono quei bambini che le insegnanti non vorrebbero mai tenere: si alzano continuamente dal loro posto, danno fastidio ai compagni, non riescono a svolgere i compiti assegnati e finiscono spesso per cambiare banco, classe e talvolta ... scuola. Il loro profitto scolastico proprio per la ridotta capacità di concentrazione è spesso scarso o comunque sufficiente e difficile è il loro rapporto con i coetanei, ma anche con gli adulti per la grande impulsività. La loro difficoltà viene percepita dai genitori e dagli insegnanti ma spesso, nel nostro paese, la diagnosi viene completamente misconosciuta.
       In realtà questi bambini non hanno nessuna colpa, né tanto meno i loro genitori che invece vengono spesso additati come incapaci a svolgere bene il proprio ruolo di educatori. Se il bambino risponde ad una serie di criteri clinici ben definiti dal mondo scientifico la loro è una vera patologia organica e come tale meritevole di una precisa terapia. Solo con l'ausilio di  una giusta terapia i bambini cambieranno radicalmente il loro modo di vivere e tutti, genitori, insegnati, compagni ma soprattutto il bambino, potranno finalmente cogliere la bellezza di una vita "normale".
Sebbene il problema sia stato ormai ben identificato e delineato nella letteratura internazionale e, quindi, diagnosticato e trattato da molti pediatri e neuropsichiatri, nel nostro paese esso è stato finora trattato in modo non sufficientemente demarcato (Levi e Penge 1996) dalla cosiddetta “Sindrome da iperattività”, termine generico che si riferisce ad una costellazione sintomatologica etio-patogeneticamente disomogenea, che contiene una serie svariata di disturbi organici o funzionali dei meccanismi di controllo dell’attività, alla cui base, spesso, esistono deviazioni dei meccanismi psico-emotivi, sconfinanti in veri e propri disturbi di personalità.
    La conseguente caratterizzazione psico-patologica del problema ha fatto sì che esso restasse lontano non solo da una prospettiva diagnostica e terapeutica adeguata alla sua vera natura ma anche dall’interesse da parte del vasto pubblico di pediatri, insegnanti e genitori che avrebbe, invece, meritato di conoscere un problema di così grande portata sociale, per la sua elevata diffusione nella popolazione infantile.
      A partire dagli anni Quaranta, gli psichiatri hanno utilizzato molti nomi per definire i bambini caratterizzati da iperattività e da una disattenzione e impulsività fuori della norma. Questi soggetti sono stati considerati affetti da “Minima disfunzione cerebrale”, da “Sindrome infantile da lesione cerebrale”, da “Reazione ipercinetica dell’infanzia”, da “Sindrome da iperattività infantile” e, più recentemente, da “Disturbo dell’attenzione”. I frequenti cambiamenti nelle definizioni rispecchiano l’incertezza che hanno avuto i ricercatori sulle cause del disturbo e perfino su quali fossero esattamente i criteri diagnostici.
L’ADHD non è un problema marginale che si risolve con l’età. Contrariamente, infatti, a quanto si riteneva un tempo la condizione può persistere in età adulta
    La sua storia naturale, infatti, è caratterizzata da persistenza fino all’adolescenza in circa due terzi dei casi e fino all’età adulta in circa un terzo o la metà dei casi. E molti di quelli che non rientrano più nella descrizione clinica dell’ADHD hanno ancora significativi problemi di adattamento nel lavoro, a scuola o in altri contesti sociali.
     L’ADHD, infatti, significativamente si associa a disturbi dell’adattamento sociale (personalità antisociale, alcoolismo, criminalità), basso livello accademico ed occupazionale, problemi psichiatrici, fino ad essere considerato uno dei migliori predittori, in età infantile, di cattivo adattamento psicosociale nell’età adulta. Anche se sembra che questo sia patrimonio più delle forme comorbide che delle forme semplici e delle forme con disturbi neuro-psicologici, e sia strettamente dipendete dal contesto evolutivo in cui cresce il bambino con ADHD, è la persistenza stessa dell’ADHD a rappresentare il fattore di peggior prognosi psicosociale, indicando che maggiormente perdurano gli effetti del disturbo più profondo è il loro influsso sullo sviluppo psico-emotivo.
 

mercoledì 18 aprile 2012

...ma basta veramente abolire l'esame di licenza media o le "bocciature" per risolvere il problema...?


E’ tornato di dirompente attualità il tormentone  degli esami di licenza media, gli stessi che il ministro Profumo voleva modificare e che adesso un partito politico propone di abolire definitivamente insieme con  le “ bocciature” sia alle medie che alle superiori.

 La motivazione sembrerebbe semplice, «Con l'esame di terza media – si spiega -  non si concludono gli studi perché i nostri alunni sono tenuti a proseguirli per l'assolvimento dell'obbligo per altri due anni. Quell'esame di terza media, che non conclude nulla da quando  abbiamo innalzato a 16 anni l'obbligo scolastico, può essere eliminato» e, inoltre, «bocciare non serve a migliorare: sappiamo che solo il 2 o 3 per cento degli studenti avrà un beneficio reale dalla ripetizione di un anno scolastico, ma la maggior parte di essi finirà in quel 21 per cento di drop-out che penalizza l'Italia, una vera zavorra che peserà sulle spalle di tutti noi, quando dovremo tentare di includere coloro che avremo perso per la strada, in modo senz'altro meno efficace e senz'altro più costoso dell'Istruzione». Inoltre nelle bocciature potrebbero influire diversi fattori, come «le origini economico sociali della famiglia di origine e dal contesto territoriale in cui si è nati che in Italia ancora oggi incide sia sul rendimento e sul successo formativo e scolastico, sia sulle scelte dopo la scuola secondaria di primo grado».

C’è del vero in queste motivazioni, ma è anche vero purtroppo che i rimedi proposti non solo non sanerebbero mai i problemi che stanno alla base del disagio scolastico , ma probabilmente  amplierebbero a dismisura il discrimine  tra allievi senza difficoltà e svantaggi sociali ed allievi necessitanti di  seria personalizzazione dell’intervento educativo.

Queste proposte acritiche di abolizione suscitano dunque perplessità: intanto saltano a piè pari decenni di riflessione pedagogica sul valore della valutazione ed anche dell’esame e  confliggono apertamente con il sistema valoriale su cui poggia tutta l’impalcatura dell’istruzione in Italia, con i suoi mille difetti, ma anche con indubbi pregi che non possiamo buttare a mare.

Avremmo preferito che si parlasse invece – e molto – dei problemi di fondo che affliggono la scuola italiana, della mancanza di risorse e di investimenti sulla cultura,   del grave svantaggio finanziario  della scuola paritaria, scuola pubblica, rispetto alla scuola statale, oppure delle mille  difficoltà con cui si conducono nelle scuole tutti i  progetti di recupero degli alunni in situazione di svantaggio nell'apprendimento.

   Avremmo preferito che si insistesse molto sulla personalizzazione degli interventi didattici ed educativi, che le nostre scuole paritarie  cattoliche conducono quotidianamente sfidando mille ostacoli, per prevenire e rendere realmente superflue e inutili le “bocciature”  e che non si tornasse ancora una volta sulla possibilità di una panacea/sanatoria per tutti e con tutte le ovvie conseguenze del caso!

   In una parola, più che della distruzione del termometro ( in un'epoca in cui gli adolescenti si  sottopongono sempre più volontariamente ad esami di ogni genere e si mettono continuamente alla prova in concorsi vari, casting, selezioni di tutti i tipi) avremmno preferito si parlasse di terapie  veramente efficaci per curare la febbre, che si discutesse  insomma di veri processi educativi che ogni giorno durino... almeno "dall'aurora al tramonto" e non siano solo dei segmenti  frammentari dettati da mode o da ideologie .

sabato 14 aprile 2012

"Il valore sociale della istruzione dei figli non può certo essere considerato inferiore a quello assicurato alla cura degli animali domestici"


Nella sua semplicità la lettera che riportiamo dal Sussidiario.net  ci riporta drammaticamente a una situazione di scottante attualità per le nostre scuole e per tutta l'educazione cattolica nel suo insieme.

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"Caro direttore, 

quasi ogni giorno, come gestori di scuole paritarie, incontriamo famiglie desiderose di scegliere le nostre scuole, ma gravemente condizionate dalle difficoltà economiche attuali e dalla paura del futuro. 

A volte, nonostante le agevolazioni messe in campo dai gestori, le famiglie sono costrette a rinunciare. Questo genera un grave disagio, per non poter andare incontro alle esigenze delle famiglie, e un grande senso di ingiustizia, per un Paese che non fa nulla in questo campo per chi ha meno possibilità.

Se l’educazione è il primo degli investimenti strategici di un paese, il sostegno alla libertà di scelta da parte della famiglia è la strada da imboccare con urgenza. 

 In Italia una famiglia che sceglie la paritaria paga due volte la scuola: con le tasse quella statale e con la retta quella che ha scelto. Per di più in base all’articolo 34 della Costituzione per gli alunni soggetti all’obbligo scolastico la scuola dovrebbe essere gratuita.

La situazione attuale è ancor più ingiusta per le famiglie con figli disabili che scelgono una paritaria: tali famiglie devono sostenere anche l’onere dell’insegnante di sostegno, senza che sia riconosciuta alcuna agevolazione fiscale per tale spesa. Siamo di fronte alla palese negazione di un diritto fondamentale della persona universalmente riconosciuto.

Le famiglie  di alunni che frequentano la scuola paritaria contribuiscono a finanziare la scuola statale e permettono allo Stato un risparmio di circa 6 miliardi di euro all’anno ( circa 6mila euro ad alunno per oltre un milione di alunni iscritti alle paritarie)

È necessario intervenire con la massima urgenza a favore delle famiglie, in particolare di quelle con una pluralità di figli minori e di quelle con disabili.

 Molti propongono di utilizzare a favore della famiglia parte delle risorse assicurate dalle recenti manovre economiche.

Con le riforme fiscali all’esame, il Governo introduca finalmente la detraibilità dalle imposte delle rette scolastiche pagate dalle famiglie, anche con modalità graduali (la detraibilità al 19% di una spesa massima di 2mila euro ad alunno, ad esempio, comporterebbe allo Stato una minore entrata di circa 300 milioni; le agevolazioni fiscali attualmente vigenti comportano complessivamente una minore entrata di circa 80 miliardi di euro all’anno).

L’attuale Testo Unico sulle imposte dirette prevede già la detraibilità delle spese scolastiche, ma solo per la frequenza di corsi “di istruzione secondaria e universitaria” e ,quel che è più grave, solo nella misura “non superiore a quella stabilita per le tasse e i contributi degli istituti statali” (articolo  15, comma 1 lettera e dpr 917/1986).

Si tratta di una evidente presa in giro: le tasse per la scuola statale, dovute solo per gli ultimi due anni di scuola superiore, ammontano a 21,17 euro, per cui di fatto la detraibilità attualmente prevista non ha alcun valore.

Le famiglie che scelgono una scuola paritaria, di qualsiasi ordine e grado, devono potersi detrarre dalle imposte il costo della retta. Come accade per le spese sanitarie, per quelle veterinarie, per quelle sportive.

 Lo Stato riconosca la detraibilità dei costi sostenuti direttamente dalla famiglia per fruire di un servizio pubblico garantito dalle scuole paritarie che sono parte del sistema nazionale di istruzione.

Il valore sociale della istruzione dei figli non può certo essere considerato inferiore a quello assicurato alla cura degli animali domestici. C’è in gioco il futuro del nostro paese."

 (Lettera di M.M.  di recentissima pubblicazione su   Il Sussidiario.net )

giovedì 12 aprile 2012

QUELL'AUTONOMIA RESPONSABILE PROMESSA DAL MINISTRO PROFUMO...


Riprendiamo dal settimanale "Tempi" l'articolo con cui Carlo Candiani, commenta le parole del  nuovo presidente dell'Associazione Genitori Scuole Cattoliche, Roberto Gontero, che valuta  positivamente l'art.8 varato da Regione Lombardia: «Più responsabilità per i dirigenti scolastici, le loro scelte incideranno sull’educazione dei nostri figli». 
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È da pochi giorni il nuovo presidente di Agesc, l’associazione che riunisce i genitori che scelgono le scuole paritarie cattoliche per i loro figli e Roberto Gontero, come il precedente presidente Maria Grazia Colombo, ha le idee molto chiare sul suo mandato. Per esempio ha già espresso apprezzamento per il voto con cui il Consiglio regionale lombardo ha dato il via libera all’art.8 della legge “Cresci Lombardia”: «La nostra visione della scuola è sempre stata attenta a ogni intervento legislativo volto a valorizzare l’autonomia scolastica». «Un’autonomia  - continua Gontero - che nonostante sia stata approvata nel 1999 dal DpR 275, è rimasta tale solo sulla carta. Ecco perché appoggiamo questo intervento di Regione Lombardia, che renderà le scuole statali molto più autonome, attraverso la scelta dei supplenti annuali. Un provvedimento che dovrebbe dare più responsabilità ai dirigenti scolastici, perché la loro scelta inciderà sull’insegnamento e sull’educazione dei nostri figli».

Quell’autonomia responsabile promessa dal ministro Profumo...
Il ministro più volte si è espresso posivamente riguardo alla rifondazione degli istituti scolastici, non solo dal punto di vista didattico ma anche gestionale e finanziario. È bene ricordare che le decisioni non saranno prese in maniera solitaria dai presidi, ma saranno avvallate da apposite commissioni all’interno degli istituti.

Da anni la sua associazione si batte per l'equiparazione tra scuole statali e scuole paritarie, non solo cattoliche. 
È vero, parliamo di sistema paritario dal 2000, l’anno della legge di riforma di Luigi Berlinguer. Non riusciamo a capire, e l’ho ribadito nel discorso di apertura del mio insediamento come presidente, perché permanga ancora l’ingiustizia nei confronti delle famiglie che scelgono le paritarie per i loro figli e si trovano a pagare tasse le stesse tasse dei cittadini che scelgono le scuole pubbliche e in più devono affrontare anche il pagamento della retta al singolo istituto.

Agesc ha più volte parlato di un vero scandalo...
Questa è una discriminazione tutta italiana, che non trova riscontro in Europa. Come associazione chiediamo detrazioni fiscali pari a quelle già concesse per le spese veterinarie o per la palestra. È ridicolo che si possano detrarre le cure per il cane e non per gli studi dei figli. Segnali positivi ci sono, penso all’introduzione del Buono Scuola voluta dal goveratore Formigoni e adottata anche in Piemonte.

Dal Piemonte arrivano anche report non sono molto teneri nei confronti delle scuole paritarie. La Fondazione Agnelli le paragona ai diplomifici.
Abbiamo sempre contestato questo tipo di ricerche, utilizzate dalla stampa come oro colato e spesso realizzate con parametri non conformi al territorio nazionale. Rispettiamo il lavoro della fondazione, ma quest’ultima classifica che sancisce un presunto deficit degli studenti delle scuole paritarie rispetto a quelli delle statali non tiene conto di diversi fattori. Uno tra tutti, la formazione della persona non solo dal punto di vista didattico.

Intato a Torino fra pochi giorni Agesc organizzerà un altro evento.



Il 21 aprile celebreremo gli “Stati Generali dell’Educazione”. Un'iniziativa a cui prenderanno parte l'arcivescovo della città, Mons. Nosiglia, e i ministri Fornero e Profumo che si confronteranno sui temi della libertà di educazione, dell’istruzione e della formazione professionale. Un incontro per dimostrare che più libertà di scelta c’è e migliori saranno l'educazione e la formazione dei nostri ragazzi. Agesc, insieme ad altre realtà educative, vuole rompere questo muro che ostacola il cambiamento.
(C. Candiani in "Tempi", 12.04.2012)

martedì 10 aprile 2012

LA SCUOLA CATTOLICA ANNUNCIATRICE E INCARNATRICE DELLA LIETA NOTIZIA CHE PORTA A COMPIMENTO LA PIENA DIGNITA' E LA LIBERTA' DELL'UOMO...

     E' decisamente opportuno, anzi indispensabile, riprendere il documento  con cui la Conferenza Episcopale Italiana - Commissione per l'educazione Cattolica -  intende  promuovere  una nuova  riflessione comune sul ruolo e sulla funzione  della Scuola Paritaria Cattolica e ne traccia linee identitarie che forse con  eccessiva disinvoltura e da più parti si tende a  dare per scontate o addirittura a trascurare come se fossero superate.
  Si tratta, al contrario, della nuova urgenza  di condividere pienamente e senza riserve la reale mission della Scuola Cattolica.

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LA SCUOLA CATTOLICA OGGI IN ITALIA

La Chiesa è mandata ad annunciare e ad incarnare la Lieta Notizia che porta a compimento la piena dignità e la libertà dell'uomo. Per questo, essa è da sempre attenta e sollecita verso quelle esperienze ed istituzioni, nelle quali come accade nella scuola - prende forma l'umanità del domani e si delinea l'immagine di ciò che sarà il mondo futuro.

Questo interessamento è più che mai motivato nel nostro tempo. Oggi, infatti, è largamente diffusa la percezione che la possibilità di riprendere in mano il corso degli avvenimenti, per dare ad essi un senso più giusto e fraterno, dipende dalla formazione di uomini dotati di responsabilità e di autonomia.

I cristiani perciò sono seriamente impegnati a garantire nella scuola una presenza vivace ed incisiva, che sia rispettosa della natura e delle diversità dell'ambiente in cui gli uomini vivono. La partecipazione diventa un appello e un modo di essere ai quali non ci si può sottrarre.

Tocca infatti ai cristiani nella scuola, e quindi soprattutto ai laici, dare vita ad una cultura e ad un'azione educativa che promuovano la liberazione integrale della persona e suscitino dialogo e comunione interpersonale. E così pure è compito delle Chiese locali attuare una pastorale organica, per mezzo della quale sia sostenuta, coordinata e verificata l'azione che i cristiani - personalmente o nelle varie forme associative - svolgono all'interno delle istituzioni scolastiche.

In questo modo la scuola italiana potrà riconoscere nel Vangelo un impulso vitale e costruttivo, per superare positivamente la crisi che ormai da tempo la travaglia - come riflesso della più vasta crisi morale e sociale - e per condurre a fioritura i germi della speranza che è pure possibile intravedere.

Non si può infatti non nutrire fiducia e speranza guardando ad una realtà umana al centro della quale sono i bambini e i giovani: nelle loro attese il futuro è già presente. In questo contesto, che riguarda tutta la scuola italiana (statale e non), si colloca l'invito alla Chiesa italiana a prendere seriamente in considerazione il problema della Scuola Cattolica. Tale invito ha origine dalla chiara convinzione della permanente validità della Scuola Cattolica e delle ragioni che la sostengono, le quali si rivelano particolarmente significative nell'attuale momento storico vissuto dalla Chiesa e dalla società civile, di cui la Chiesa condivide ansie e speranze.

La situazione attuale della scuola appare infatti caratterizzata - più che in altri momenti storici - da una complessità di tensioni verso prospettive pedagogiche, culturali e sociali rispondenti ad esigenze molto diverse e perfino contrastanti. È necessario rendersi conto che questa situazione ha radici lontane nel tempo, così come è necessario prendere atto che nessun serio rinnovamento della scuola sarà possibile senza porre alla base sicuri riferimenti a progetti riguardanti l'uomo, la libertà, la responsabilità, il senso della storia, della cultura e della società.
Si riflette oggi sulla scuola, in modi più o meno evidenti, quella crisi culturale che nasce dal "conflitto di umanesimi" caratteristico del nostro tempo e delle società moderne. I cattolici, d'altra parte, sanno che le culture non sono indifferenti per la fede cristiana. Essi hanno una originale concezione dell'uomo, della sua natura, del suo destino, della persona e della società, che è insieme frutto di ragione e dono di rivelazione. Tale concezione costituisce il punto sicuro di riferimento della propria identità e li orienta nell'opera di revisione delle possibili ambiguità o dei disvalori provenienti dai diversi umanesimi.

In questo senso la Scuola Cattolica non ha soltanto da adempiere ad un compito educativo e didattico nei confronti dei propri alunni, ma è chiamata ad assolvere anche ad un compito di presenza attiva della "cultura cattolica" nel nostro tempo, per un confronto critico e costruttivo in vista della formazione integrale della persona umana e del bene comune della società.

È anche a partire da questa realtà che si rivela feconda e significativa la presenza di strutture - quali la Scuola Cattolica - che sono esperienze di comunione e di collaborazione , nella diversità dei doni e dei servizi, e hanno la funzione di allargare spazi culturali ed educativi finalizzati ad una integrale promozione umana, in un contesto di libertà e di pluralismo. Specialmente in un tempo di crisi e di incertezza, non è utile a nessuno mettere a tacere voci e presenze dalle quali può venire un aiuto e un'indicazione per il cammino da fare.

Con questo documento si intende anche manifestare apprezzamento e solidarietà a tutti coloro, uomini e donne, consacrati e laici, che nella scuola, e in particolare nella Scuola Cattolica, offrono quotidianamente il loro servizio, tra difficoltà sempre crescenti e spesso anche senza vedere adeguatamente riconosciuta la loro fatica. I Vescovi sono pienamente consapevoli dei problemi assillanti che vengono posti oggi alle Scuole Cattoliche, soprattutto sul piano organizzativo, normativo ed economico, fino al punto da suggerire non di rado l'ipotesi di abbandonare il campo e di assumere altri servizi.

Essi si augurano, quindi, che questo documento sia, per tutte le Scuole Cattoliche e per tutte le Chiese che sono in Italia, un motivo per sostenerne l'impegno e per suscitare solidarietà e nuova fiducia.

martedì 3 aprile 2012

...ANDARE AVANTI CON CORAGGIO E AUDACIA... l'augurio della Superiora Generale delle Suore della Carità

Pubblichiamo il messaggio di duplice augurio pervenuto dalla Superiora Generale delle Suore della Carità:  è augurio di rinnovato fervore per tutti i docenti, i genitori, gli allievi delle nostre scuole; è augurio per una Santa Pasqua di Resurrezione che noi tutti ricambiamo con la gioia  e la riconoscenza di poter condividere,  sia pure in piccola parte,  il carisma educativo di Sainte Jeanne Antide Thouret.  BUONA PASQUA A TUTTI anche dal blog!
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Carissimi,

ho la gioia di rivolgere il mio saluto ed il mio augurio a tutta la comunità educante, che sorge intorno al carisma delle suore della carità e che, sparsa sul territorio nazionale, si fa portatrice dei valori del Vangelo, di cui Giovanna Antida Thouret è stata pienamente testimone. Primo fra tutti quello della “tenerezza educativa”.
L’ “emergenza educativa”, cui la Chiesa italiana ci rimanda, ci chiede di andare avanti con coraggio ed audacia, con la certezza che la formazione delle coscienze, fin dai primi anni dell’età formativa, è un servizio quanto mai urgente per il tempo che stiamo vivendo.

Il mio augurio lo rivolgo:



  • ai genitori: Siate felici della vostra missione. Siete, nella Chiesa e per il mondo, i primi collaboratori di Dio: il primo educatore dell’umanità, oltre che il suo creatore. E’ il “Papà Buono” di Gesù. Siatelo anche voi! Padri e Madri, rivestiti, fin nelle fibre più profonde del vostro essere, di “tenerezza educativa”. Lui vi sostiene. Giovanna Antida vi protegge.
    • agli alunni di qualunque età: Siate orgogliosi di formare in voi i cittadini che salveranno il mondo! Sì, giovanissimi amici … Voi avete proprio questa missione: traghettare nel futuro un “Pianeta Vivente” … Una Terra che vive, possibilmente, della vita stessa del Vangelo!
    • ai docenti di tutte le scuole, suore e laici: Camminate nella certezza che la vostra vocazione è quella stessa di Gesù. Maestri per la vita, maestri-testimoni. Vi auguro di essere come il “rabbì di Nazareth”, sempre presenti, lì dove si gioca la dignità della persona umana. Sempre camminatori sui sentieri della quotidianità. Compagni di strada dei tanti ragazzi e ragazze, che vi sono affidati! Avete un grande compito. Siatene orgogliosi di cotanta missione! … come lo fu Giovanna Antida Thouret.

    Buon lavoro a tutti e buona Pasqua!
                                                                     Sr Nunzia De Gori
                                    Superiora Generale