sabato 13 aprile 2013

EVANGELIZZARE: L' ORGANIZZAZIONE NEGLI AMBIENTI EDUCATIVI

     Pubblichiamo la seconda parte dell' interessante  studio di Sr Paola Arosio, SdC  (sisterpaola@hotmail.com) sulle modalità di evangelizzazione all'interno dei "luoghi" educativi.

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La spiritualità pastorale di tipo diaconale ha bisogno di mettere in campo le condizioni migliori, affinché siano resi possibili il riconoscimento del messaggio evangelico e la scrittura inventiva della propria vita nella fede. A questo fine sono necessari spazi che offrano tempi di incontro, apprendimento, sperimentazione, riflessione, dibattito, dove si articolano sia un lavoro di umanizzazione in spirito evangelico, sia l’annuncio esplicito del Vangelo stesso.

I responsabili di questi spazi avranno il compito di animarli, imparando essi stessi dagli altri e dalle esperienze vissute. Quanto alla loro funzione di autorità, in un’ottica di spiritualità diaconale, essa sarà essenzialmente dialogante e consisterà nell’autorizzare, cioè nel far crescere, nel rendere gli altri, letteralmente, autori e attori della propria esistenza. Questi spazi saranno luoghi di creatività personale e collettiva: luoghi di impegno dove si formano le personalità, le convinzioni, le solidarietà e i progetti di vita. E insieme saranno luoghi fondanti, dove si rinnovano le mansioni e i ruoli istituzionali esistenti, mentre si creano nuove tradizioni e nuovi usi.

·       Uno spazio privilegiato è quello della “memoria della fede cristiana”, in occasione di feste liturgiche, con simboli e opere d’arte disseminate nell’edificio scolastico, uscite culturali sui luoghi della fede…Per quanto riguarda la dimensione liturgica,  è necessario che rimanga aperta, per quanto possibile, a tutti e che si proponga in modo variato, creativo. Si propongano quindi, e si realizzino nell’anno, diversi tipi di celebrazione, coltivando l’arte di celebrare la fede, dando spazio a celebrazioni cristiane che siano comprensibili da tutti, alle quali tutti siano invitati a partecipare nella diversità del loro itinerario personale.

·       Un secondo spazio è quello del dibattito, della ricerca pensosa intorno alla fede cristiana: occorre, in particolare, che i giovani abbiamo l’occasione di esercitarsi in modo critico circa le loro rappresentazioni di Dio, le loro immagini della Chiesa, dei sacramenti, dei comandamenti, dei ministri…, al fine di superare le immagini mutilate o addirittura alienanti che sbarrano l’accesso alla fede nel Dio di Gesù Cristo. Questo lavoro della ragione nel campo della fede è, oggi, evidentemente fondamentale per lottare contro gli autoritarismi, gli integralismi, i fanatismi di ogni specie, ivi compresi quelli all’interno del cristianesimo stesso.
·       Un altro spazio consiste nell’invitare a riconoscere Dio nell’esercizio della fraternità: la scuola ha il compito di far sperimentare concretamente legami di fraternità e di solidarietà intergenerazionale, interculturale, interetnica, interreligiosa…che hanno la loro consistenza sul piano umano, ma che rendono desiderabile il messaggio evangelico, che nel perdono, nella contentezza di vivere, nell’accoglienza ospitale, nella profonda libertà manifestati da Gesù ne riconoscere la pienezza e la condizione di possibilità.

·       La celebrazione della vita e l’impegno in nome del Vangelo costituiscono un ulteriore campo della pastorale scolastica: si tratta di proporre e organizzare attività di solidarietà che hanno un loro significato umano in se stesse, ma che possono essere vissute esplicitamente in nome del Vangelo. Sappiamo per esperienza che la nostra carità si stanca, si svilisce, è soggetta a pervertirsi in altro, si perde, si corrompe, nonostante tutti i nostri sforzi e il nostro impegno. Il secondo comandamento “Ama il tuo prossimo” è dunque letteralmente ineseguibile, se non si è data esecuzione al primo: “Ama Dio”, cioè riconosci Dio quale presenza benedetta e benedicente sulla tua vita, corrispondi al Suo amore. Da qui devi partire, perché vi è un ordine dell’amore, un ordine della carità, che va dal cuore ricolmo dell’amore di Dio verso mani e piedi capaci di prossimità ospitale e gratuita. È solo la priorità dell’amore di Dio che scoglie d’un tratto il groviglio di reti che ci gettiamo l’un l’altro e che molto spesso finiscono per intrappolarci e soffocarci.  Nel segno dell’amore di Dio possiamo effettivamente creare spazi di un incontro gratuito e liberante tra noi.

·       Un ultimo aspetto della pastorale scolastica consiste nel vigilare affinché l’istituzione sia come un intermediario, un trampolino che apre i giovani al mondo ecclesiale nella sua diversità e nella sua ricchezza: comunità parrocchiali locali, diversità di reti, movimenti, associazioni e servizi esistenti sul territorio e anch’essi ispirati al messaggio evangelico. La scuola svolge così un ruolo di interfaccia tra la scuola e la comunità cristiana.

E, infine, quale pedagogia?
In ambito educativo, la prima fase di una pedagogia culturalmente radicata, evangelicamente orientata e spiritualmente incarnata, chiede tre fasi, non cronologicamente distribuite, ma logicamente articolate fra di loro:

·       mettere in pratica il Vangelo:  si tratta, cioè di individuare, sostenere, promuovere, in ambito
educativo, gli atteggiamenti, le attività, i progetti, i modi di funzionamento istituzionale che si possano rivestire di senso morale e che possono “rappresentare” la messa in pratica del Vangelo. Ciò suppone la capacità di discernere nell’umano i volti del Vangelo. L’azione pastorale consiste, in un primo momento, nel rilevare e disseminare nell’ambiente educativo, a diversi livelli, un insieme di valori e di pratiche che possano “rappresentare, dimostrare, raccontare” il Vangelo: preoccuparsi del compagno più debole, dello straniero, del nuovo arrivato, favorire l’aiuto reciproco, tenere desto il senso del bene comune, sensibilizzare alle esigenze di legalità, giustizia, solidarietà, ospitalità, perdono reciproco…personalmente, nel funzionamento istituzionale, nell’esercizio dei ruoli e nelle relazioni inter-personali.

·       far risuonare il Vangelo: vuol dire che le diverse “messe in pratica del Vangelo” (accoglienza, condivisione, amore per la verità, gusto per le cose fatte bene…) non devono rimanere isolate, ma entrare in risonanza le une con le altre nei diversi aspetti dell’ambiente educativo: regolamenti disciplinari che risvegliano la coscienza, partecipazione a campagne di solidarietà, decorazione degli ambienti, stile delle relazioni fra gli adulti e fra gli adulti e i giovani, le famiglie…cura delle relazioni con la parrocchia, il territorio, la diocesi, le altre realtà educative…Ogni singolo aspetto istituzionale o relazionale, quando “funziona” aiuta o non aiuta a far risuonare il Vangelo, produce cioè un clima distorto, oppure evangelicamente parlante e appellante.

·       riconoscere e annunciare il Vangelo: è il momento in cui ciò che viene vissuto come buono e umanizzante viene esplicitamente enunciato, riconosciuto, fatto proprio e vissuto in modo esplicito in riferimento al Vangelo. Questo passaggio è sempre libero e avviene quando educatori, insegnanti, animatori, dirigenti, collaboratori, volontari…mettono esplicitamente in contatto i giovani e le famiglie con il messaggio evangelico. La pastorale consiste allora nello stabilire le migliori condizioni affinché sia possibile alle persone, nella loro libertà, discernere il senso evangelo, aderirvi e celebrarlo. Per questo la pastorale deve affrontare una duplice sfida: da una parte la scuola cattolica contribuisce a sviluppare i valori di umanità, da un’altra parte rende possibile la scoperta del Vangelo che attribuisce a quei valori ancora  un senso ulteriore, trasfigurante.
Lo sguardo di fede che “riconosce e annuncia il Vangelo” coglie nella genesi dell’umanità le primizie della resurrezione stessa: se il Vangelo irriga tutta la vita dell’ambiente, il passaggio allo sguardo di fede non è solo un riferimento. Esso dona tutto il suo senso alla convinzione decisiva che noi non abbiamo il diritto di disperare di un docente, di un genitore, di uno studente. Questa convinzione è nell’ordine della fede: la fede nella risurrezione inaspettata di Cristo che ci trasporta tutti in un altro futuro. Allora, quando non ce lo aspettavamo più, un giovane decolla di nuovo grazie ad una mano tesa e in quel momento avviene qualcosa della resurrezione; quando una ragazza manifesta all’improvviso i suoi talenti intellettuali, artistici o sportivi, mentre li aveva ben nascosti, si intravvede qualcosa della resurrezione; quando un’istituzione (una scuola, un collegio, una società sportiva, un oratorio…) appesantita dalla ripetitività e nell’unica preoccupazione del suo funzionamento, inizia ad agire con audacia pedagogica e pastorale, avviene qualcosa della resurrezione. Si sta attuando, in altre parole, una nuova diaconia della carità.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una nuova diaconia della carità.....mi piace molto questa espressione.